Carcere a tre giornalisti
La legislazione italiana sulla diffamazione a mezzo stampa, che tutti ritengono ingiusta e da riformare, ha prodotto un’altra condanna a una pena detentiva per tre giornalisti del settimanale “Panorama”. La sentenza ha suscitato una ondata di commenti che rinnovano l’urgenza di modificare la legge ed esprimono solidarietà ai giornalisti di fronte ad una pena che per la sua severità, come è stato rilevato altre volte, assume un sapore intimidatorio nei confronti dell’attività giornalistica. Un anno di carcere ad Andrea Marcenaro, inviato di “Panorama” e a Riccardo Arena, corrispondente da Palermo e presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia; otto mesi al direttore del settimanale, Giorgio Mulé. Il Tribunale di Milano ha inflitto queste pene per la presunta diffamazione del procuratore di Palermo Francesco Messineo che aveva presentato querela per un servizio pubblicato nel 2010. La sospensione condizionale della pena è stata concessa solo ad Arena, che ha collaborato alla stesura dell’articolo.
Mulé era imputato di omesso controllo sull’articolo, giudicato diffamatorio, (titolo ‘Ridateci Caselli’) scritto da Marcenaro. Il giudice monocratico, Caterina Interlandi, ha disposto anche un risarcimento di ventimila euro a favore del procuratore di Palermo. Per diventare esecutiva la sentenza deve superare altri due gradi di giudizio. A diffondere la notizia sull’esito del processo è stato il quotidiano “il Giornale” che le ha affiancato un editoriale del direttore Alessandro Sallusti, il giornalista che lo scorso autunno fu condannato in via definitiva, per diffamazione di un altro magistrato, Giuseppe Cocilovo, a 14 mesi di reclusione dalla Cassazione. Finito agli arresti domiciliari, Sallusti, poi, fu graziato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che commutò la pena in una multa, sottolineando al contempo l’esigenza di modificare la legislazione italiana per evitare che la diffamazione a mezzo stampa sia punita con pene detentive.
Successivamente, lo scorso marzo, Sallusti è stato sanzionato sul piano deontologico dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che lo ha sospeso per tre mesi dalla professione accusandolo, fra l’altro, di non aver mai rettificato la notizia riconosciuta diffamatoria sul piano giudiziario. Su questo provvedimento deve pronunciarsi l’Ordine nazionale dei Giornalisti. “La libertà di stampa non può essere chiusa in una prigione. La critica, anche la più dura, a patto che non scada nell’insulto o nella menzogna, è il sale del confronto democratico, al quale nessuno può pensare di sottrarsi”, ha commentato Marina Berlusconi, presidente Mondadori.
Nel suo servizio, Marcenaro parlava di Messineo definendo imbarazzante una sua parentela: un cognato indagato per mafia, e criticava la sua gestione della Procura, divisa dai contrasti tra i magistrati, come peraltro lo stesso procuratore aveva sottolineato al momento del suo insediamento. Di quella parentela avevano scritto in precedenza anche “La Stampa”, “la Repubblica” e “il Corriere della sera”, ha fatto notare “Panorama”, senza che a questi quotidiani fossero querelati.
Molti gli attestati di solidarietà dal mondo politico.
LEGGI l’articolo che ha portato alla condanna
CST – OSSIGENO
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