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Trattativa Stato-mafia: si apre il processo a Palermo

di redazione il . Istituzioni, Sicilia

Libera chiede costituzione parte civile nel procedimento. L’udienza è rinviata al 31 maggio. Nel giorno in cui si ricordano i vent’anni dalla Strage di via dei Gergofili a Firenze, si apre a Palermo il processo sulla “trattativa” Stato – mafia che vede imputati nello stesso procedimento giudiziario uomini delle istituzioni, uomini di Cosa nostra e dell’apparato investigativo. Proprio quella trattativa che secondo molti ha portato agli attentati di Cosa nostra “nel continente”, quelli di Roma, Milano e Firenze, in cui vennero feriti e persero la vita numerosi innocenti. Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha chiesto la costituzione parte civile nel procedimento. “Dall’indignazione – commenta in una nota Libera – a quell’ondata di violenza criminale che attraversò l’Italia, nasce Libera. Siamo alla fine del 1994, giovani, singoli cittadini, associazioni nazionali e locali si incontrano per la costituzione di una rete antimafia. Una rete di associazioni che vogliono rappresentare quell’Italia che non vuole arrendersi alla violenza mafiosa. La presenza criminale mafiosa ferisce l’intera società, i colletti bianchi, le tante zone grigie del nostro paese, rubano il futuro, la vita delle persone ed è giusto rendere conto di questo. Nel rispetto dei ruoli a partire dalla giustizia che deve fare il suo corso, noi vogliamo fare la nostra parte con il coraggio della denuncia e la forza della proposta perchè non c’è giustizia senza verità e noi vogliano incoraggiare la ricerca di verità”. “La richiesta di riconoscimento della presenza dell’Associazione nelle aule di giustizia in cui si processano i principali responsabili del sistema di violenza e intimidazione che ha condizionato e condiziona la vita civile e democratica di tutti i cittadini, è anche la naturale prosecuzione delle iniziative che Libera promuove nel territorio, in speciale modo accanto ai familiari delle vittime, nelle scuole e nelle università, con le chiese, con le associazioni”. Parte civile anche il Comune di Firenze e numerose associazioni antimafia, fra le altre quella fondata da Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso il 19 luglio 1992 in via D’Amelio.

Mancino: separare il mio processo da quello contro i boss. Il procedimento avviato dalla procura di Palermo, con l’accusa rappresentata in aula dal procuratore Francesco Messineo, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Tartaglia, Di Matteo e Del Bene, è stato al centro di numerose polemiche. Ma chi sono e di cosa devono rispondere gli uomini chiamati in causa in questo processo? Si tratta dei boss Luca Bagarella, Totò Riina, Giovanni Brusca e Nino Cinà; gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno; il senatore Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Calogero Mannino. Per Massimo Ciancimino l’accusa è di concorso in associazione mafiosa, mentre per l’ex ministro Nicola Mancino di falsa testimonianza. Nel procedimento era imputato anche il boss Bernardo Provenzano ma la sua posizione è stata stralciata in questo procedimento (si svolge in parallelo in un altro) per le condizioni di salute in cui versa. Il senatore Mannino ha ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato.

La “trattativa”. Secondo l’accusa il patto sarebbe stato suggellato da ex ministri, per mezzo di mafiosi e il tramite di Marcello Dell’Utri, per evitare nuovi attentati: in cambio sarebbe stato offerto un ammorbidimento del 41 bis, il regime di carcere duro previsto per i detenuti legati a Cosa nostra. Oggi in aula l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino ha chiesto di separare il suo procedimento giudiziario da quello sulla “trattativa”: «Io ho sempre combattuto la mafia, non posso stare nello stesso processo in cui c’è la mafia. Chiederemo uno stralcio». L’ex politico, nel procedimento è imputato di falsa testimonianza: «Ho fiducia e speranza – ha aggiunto – che venga fatta giustizia e che io possa uscire al più presto dal processo». Sull’ipotesi di stralcio, la replica del procuratore di Palermo Francesco Messineo chiarisce: «Quella di Nicola Mancino è una posizione che già era stata espressa nel corso dell’udienza preliminare e sulla quale c’è stata già una pronuncia provvisoria. Ritengo che la difesa di Mancino saprà svolgere egregiamente il suo compito proponendo quei temi che ritiene adeguati per il cliente». A testimoniare nel processo sono stati chiamati 178 i testimoni citati dalla Procura, tra i quali il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il Presidente del Senato Piero Grasso.

Ma i pm rilanciano. Il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, all’inizio dell’udienza del processo per la trattativa tra Stato e mafia, infatti, ha preannunciato una nuova aggravante proprio per Nicola Mancino (probabilmente quella di aver con la falsa testimonianza coperto reati che sarebbero stati commessi da altri imputati in questo processo). Lo stop del presidente della Corte d’appello, Alfredo Montalto e ha rinviato alla prossima udienza che si terrà il 31 maggio.

Leggi gli approfondimenti di Libera Informazione sulla trattativa

Per una cronologia della trattativa è possibile consultare il  lavoro realizzato dal portale www.19luglio1992.it

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