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In Emilia – Romagna “Il Grido della Farfalla”: 4 giorni nel nome della libertà d’informazione, ricordando Roberto Morrione

di Massimo Manzoli il . Emilia-Romagna

Un gruppetto di ragazzi che sposta sedie nella splendida cornice di piazza S.Francesco a Ravenna, silenzio, la luna alta a controllare e un vento gelido che penetra nelle ossa. Si è concluso così il “Grido Della Farfalla”, quinto meeting dell’Informazione Libera, nello stesso modo in cui il giovedi precedente era iniziato. Le richieste per i permessi, la sempre più complessa raccolta dei fondi necessari, la sedie da sistemare, il palco da montare e smontare, e poi gli ospiti da accogliere, e gli impianti da sistemare. Per raccontare questi quattro giorni era necessario partire proprio da qui, dal contorno, dal lavoro nascosto che i ragazzi del “Gruppo Dello Zuccherificio” hanno fatto per portare in piazza quei temi approfonditi dall’associazione durante tutto l’anno: democrazia partecipata, istruzione e educazione, valorizzazione delle diversità, diritti, lavoro giovanile, contrasto alla violenza sulle donne, importanza dell’informazione nella nostra vita quotidiana e nella lotta alle mafie.

Tutto questo era iniziato con una sorpresa che ha fatto meravigliare e ha fatto alzare gli occhi al cielo molti ravennati: piazza del popolo interamente ricoperta da una rete di fili colorati sospesi a 3 metri di altezza. Questo progetto di installazione urbana partecipata chiamato “Leghiamo la città con un filo” è stato una novità introdotta quest’anno allo scopo simbolico di stimolare i cittadini alla riscoperta dei rapporti umani nella loro semplicità, al ritrovare il piacere di stare insieme e di condividere qualcosa, sia esso un muretto, una piazza, un vicinato. L’installazione in piazza è stata la guida e nel corso dei giorni per le strade di Ravenna, nei recinti, sulle porte, nei condomini, nelle classi delle scuole, sono comparsi decine e decine di fili colorati.

Le quattro giornate del meeting si sono concluse con la premiazione dei giornalisti vincitori del premio “Gruppo Dello Zuccherificio” per il giornalismo d’inchiesta. Interessante il confronto sui temi del giornalismo antimafia tra Gaetano Alessi (in rappresentanza della giuria del premio) e i vincitori del premio Honoris Causa, David Oddone, Fabio D’Urso e Luciano Bruno. E’ emersa una linea continua che lega le vicende della Catania degli anni 80 a quelle del nord, un racconto che parla di economie mafiose nella costruzione di Librino (quartiere di Catania spesso dimenticato) e che continua fino al nord con le infiltrazioni (ormai radicamento ha precisato David Oddone) nell’edilizia e nel settore degli autotrasporti in Emilia-Romagna e S.Marino. Dalle parole dei giornalisti presenti emergono tutte le difficoltà odierne nel fare giornalismo come professione, e continuare a farlo a “testa alta” tra minacce, querele e calunnie che spesso colpiscono chi denuncia le attività della criminalità organizzata al sud così come al nord. Anche Ester Castano, vincitrice della menzione speciale, non potendo essere presente ha tenuto a sottolineare le difficoltà della sua attività e l’importanza di creare una rete di informazione stabile capace di rompere il muro di solitudine che viene creato attorno a chi fa antimafia: “Sedriano, provincia di Milano, Lombardia, terra di Expo2015, Sedriano in cui il Prefetto ha ancora pochi giorni per concludere le indagini e decidere se sciogliere il comune per mafia. In tal caso, il comune del sindaco accusato di corruzione e amico degli ‘ndranghetisti che mi ha accusata di diffamazione pluriaggravata per i miei articoli sarà il primo in Lombardia ad essere sciolto per mafia. Quindi, grazie per questo riconoscimento: per me è importante, ci si sente meno soli ed è come essere abbracciati da amici e colleghi lontani che fanno del sano giornalismo questione di vita.”

Nel corso della premiazione si sono avvicendati sul palco i vincitori delle due categorie. Quest’anno a vincere il concorso per la sezione Giovani sono stati Claudia Campese con l’inchiesta “Confiscate e abbandonate”  sulle aziende sottratte ai bossa a Catania pubblicato da Left, e al secondo posto i colleghi de Il Clandestino di Modica che, sul mensile omonimo, hanno realizzato, a quattro mani, una inchiesta sugli usurai della porta accanto intitolata “Amici strozzini”. Per la categoria nazionale le due inchieste premiate sono state: “L’ultimo viaggio di Ilaria e Miran” di Luciano Scalettari e Andrea Palladino, pubblicata su Il Fatto Quotidiano e “Mafia-Stato. La trattativa continua ora” di Antonio Mazzeo, comparsa su I Siciliani Giovani.

Tutti sul palco a ritirare i premi, ricordando Roberto Morrione, giornalista straordinario al quale il premio è dedicato e ricordando che in questo paese narcotizzato il giornalismo d’inchiesta è ancora vivo.

 

Foto a cura di Giorgio Zattini

 

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