NEWS

Il ministero dell’Interno e la spina nel fianco dei Cie

di Piero Innocenti il . L'analisi

Da quindici anni l’Italia ha introdotto nell’ordinamento interno la possibilità di “trattenere” in apposite strutture gli stranieri “irregolari” al fine di identificarli e,quindi, espellerli dal territorio nazionale. Le polemiche su questa “detenzione amministrativa” ( pare introdotta per la prima volta in Francia, nel 1810), sono nate quasi subito e sono proseguite fino a ieri. I Cie sono ritenuti “inefficaci e disumani” e, quindi, sono da chiudere secondo il giudizio formulato nei giorni scorsi da Medu (Medici per i diritti umani). Tali strutture sono, invece, migliorabili secondo il “Documento programmatico” redatto dal Ministero dell’Interno (aprile 2013). Critiche al documento sono state rivolte nei giorni scorsi dall’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), secondo cui la composizione della “task force” voluta, nel giugno 2012, dall’allora ministro dell’Interno Cancellieri e presieduta dal Sottosegretario Ruperto, era di soli funzionari del ruolo prefettizio (più un dirigente della Polizia di Stato del Servizio Immigrazione) e non si è tenuta in nessuna considerazione le proposte già avanzate sul tema nel 2007 dalla Commissione De Mistura. L’Asgi ha sollevato, molto opportunamente, l’istituzione di una conferenza nazionale per un programma serio e trasparente che porti al superamento dei Cie e ad una rivisitazione delle leggi sull’immigrazione.

Giudizi fortemente negativi sullo stato dei diritti umani nei Cie sono stati fatti nel 2004 e 2010 da Medici senza frontiere. Nel 2012 è toccato alla Commissione senatoriale per la tutela e la protezione dei diritti umani redigere un durissimo rapporto investendo della questione lo stesso ministro della Giustizia del tempo. Ancora, tuttavia, nessun risultato concreto e scarsa attenzione politica in generale. La dignità delle migliaia di “ospiti-detenuti” che transitano annualmente nei Cie passa in secondo piano rispetto ai problemi che deve affrontare una classe politica sempre meno credibile e più rissosa Il “documento” ministeriale” parla di “alcune disparità nella conduzione dei Centri” emerse in occasione delle visite fatte e formula dieci proposte (alcune condivisibili) che riguardano l’affidamento dei Cie ad un unico gestore a livello nazionale, la creazione di un corpo di operatori professionali per gestire attività di contatto diretto con gli stranieri, la riduzione da 18 a 12 mesi del tempo massimo di trattenimento, l’adozione di un regolamento unico,  una accentuata autonomia e discrezionalità dei prefetti per autorizzare l’accesso nei Cie ad altre persone oltre a quelle già autorizzate da una direttiva del 2007, l’adozione di misure per evitare la forte eterogeneità degli status giuridici dei trattenuti e la promiscuità etnica delle persone presenti, l’isolamento dei violenti e un trattamento premiale per la buona condotta degli ospiti, incremento dei mediatori per prevenire situazioni conflittuali, la dislocazione dei Cie nei pressi di città sedi di autorità diplomatiche di quei paesi maggiormente interessati dalle migrazioni per agevolare gli incontri con gli stranieri da identificare. Perplessità suscita il punto in cui sulla “tutela della pacifica convivenza all’interno dei centri”, viene proposta la possibilità di adottare nei confronti di quegli “ospiti” autori di “condotte violente e antisociali”, un provvedimento amministrativo di trattenimento “differenziato” per brevi periodi e in “aree differenziate della struttura”. Mi pare che il codice penale possa bastare innanzi a condotte illegali e francamente la creazione all’interno dei Cie di “moduli” idonei ad ospitare persone dall’indole non pacifica, mi pare un ritorno ai reclusori del Far West quando, ad ogni tentativo di fuga o di insofferenza, i ribelli venivano rinchiusi in un “modulo” buio, senza acqua e pane per alcuni giorni. Gli episodi, sgradevoli sicuramente, di sedizione, rivolta e di risse (l’ultimo episodio il 18 maggio u.s. nel Centro per i richiedenti asilo di Bari, con quattro accoltellamenti) avvenuti nei Cie negli anni passati sono anche la diretta conseguenza di mediocri e mal gestite strutture. Il “contesto più armonico e gradevole” richiamato dal documento ministeriale (pag.22),si può conseguire anche coinvolgendo in attività ricreative e sportive gli ospiti, limitando al massimo la permanenza nei centri, ma, soprattutto, garantendo effettivamente la libertà di circolazione, di colloquio, di corrispondenza, di religione, di assistenza legale, il diritto all’informazione. Sulla scorta, infine, di esperienze personali (dirette e indirette), credo che in alcuni Cie sia mancata (o sia stata deficitaria) quella attività di controllo e di monitoraggio sulla gestione che la legge affida alle prefetture in cui sono ubicate tali strutture. Maggiore attenzione e diligenza dei prefetti interessati, probabilmente, avrebbero potuto garantire migliori servizi ed una puntuale verifica degli standard di accoglienza stabiliti nei vari contratti stipulati in sede locale.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link