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Rassegna stampa 16 maggio 2013

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Torna il rischio del bavaglio alla stampa e alla magistratura. Dal Governo arrivano, insieme ad altre, anche le notizie legate agli interventi che da anni il Pdl chiede contro magistrati e giornalisti. Si tratta del “Bavaglio” – come l’hanno chiamato le associazioni impegnate per la libertà di stampa e per la giustizia nel Paese. Ovvero un intervento in senso restrittivo nell’uso delle intercettazioni telefoniche. Sul “Corriere della Sera” Intercettazioni, mossa del Pdl e Pd: non alzate la tensione e anche Il testo dei saggi e le condizioni poste dalla sinistra . Su numerosi giornali il richiamo del Csm alla Cancellieri Il Csm richiama la Cancellieri: troppi silenzi  – de “Il Fatto Quotidiano” e Csm incalza Cancellieri: dia sostegno alle toghe su “Il Sole24Ore”. Stesso richiamo su “La Repubblica” Il Csm sollecita la Cancellieri ora sostegno pieno ai magistrati.

Sempre sul “Fatto Quotidiano”  Mafia e Nutella, impresentabili Pd. Amalia De Simone torna a Perugia dove nel 2011 la procura di Perugia ha posto sotto sequestro un hotel e altri appartamenti nella frazione di Ponte San Giovanni a Perugia. Nell’articolo della giornalista, collaboratrice del Corriere della Sera e animatrice di “Radio Siani” la testimonianza dell’imprenditore che tentò di vendere questo albergo ad un uomo che poi si rivelò appartenere alla camorraSpesso gli imprenditori che cadono nella rete dei clan sono inconsapevoli di ciò che sta avvenendo – scrive la De Simone. E così è accaduto anche per Roberto Tassi, imprenditore noto nel panorama nazionale che ha accettato di raccontare la sua storia a volto scoperto. «Voglio dire come è andata perché così, magari, apro gli occhi a qualcuno», spiega e ci riceve nel suo hotel Domi, la struttura finita nel mirino della camorra, un bellissimo albergo immerso nel verde a pochi passi dal centro di Perugia. «Ho perso tutto ma sto salvando questo hotel e mi sento più ricco dentro. Facevo l’amministratore delegato di alcune importanti società ed ero partner di personaggi dell’alta finanza italiana. Avevo alcune case e vivevo in una villa con la mia famiglia. Ad un certo punto decisi di vendere questo hotel perché non riuscivo ad occuparmene. Una conoscente mi presentò un imprenditore che mi sembrò affidabile. Aveva cantieri e affari in tutta Italia, sembrava sicuro di sé e dopo vari giri di avvocati accettai la sua proposta: cedergli l’albergo in cambio di appartamenti in costruzione. Fino alla consegna dell’immobile l’hotel sarebbe rimasto mio ma l’avrebbe gestito lui. Il capo si presentava bene, talmente bene che decisi di introdurlo nel gotha della finanza milanese. Invece era un camorrista»

Spostandoci dall’Umbria la Piemonte, una storia di beni ritornati nel circuito dell’economia legale la racconta Roberto Galullo per il Sole24Ore. “Negli anni Sessanta nominare Via Veglia era come dire – con tutti i dovuti distinguo – il piccolo “Bronx” di Torino. Gran parte dell’immigrazione del Sud, in particolar modo quella siciliana calabrese, che ha fatto grande questa città e soprattutto la sua industria automobilistica, da lì passava o rimaneva. Un gigantesco passaparola e un appoggio, un letto – per un giorno o un anno, magari in attesa di una diversa collocazione sempre in quella via o nelle strade adiacenti – non mancava mai. Solidarietà meridionale. In mezzo a tantissimi onesti lavoratori, non mancava però, in quella via, già negli anni Sessanta e soprattutto Settanta, un manipolo di delinquenti che sarebbero diventati l’avanguardia di ben altre consorterie. Quella via divenne con il tempo una sorta di “ghetto” asociale e chiuso nel proprio mondo, che da tempo l’amministrazione comunale sta recuperando a nuova vita – scrive nella rubrica “Ora legale” da lui curata. Gli articoli Nell’ex ghetto di Torino un caffè con aroma legalità – Libera Piemonte, censimento telematico dei beni confiscati.

Di ieri, infine, l’articolo/video inchiesta di “Repubblica” sull’avanzamento dell’inchiesta in merito alla scomparsa dell’Agenda rossa di Paolo Borsellino. Segnaliamo, fra le numerose reazioni sull’argomento, l’intervista pubblicata da TelejatoGlobalist all’allora magistrato del pool antimafia, Peppino di Lello dal titolo “Lo Stato tiri fuori l’agenda rossa”. 

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