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Processo Garofalo: “Carlo Cosco non uccise per raptus”

di Marika Demaria il . Senza categoria

Riprenderà alle 14 la requisitoria del Procuratore generale Marcello Tatangelo, nell’ambito del processo di secondo grado per la morte di Lea Garofalo. «Un appello senz’altro particolare – ha esordito il magistrato   poiché le dichiarazioni, anzi le confessioni rese da Carmine Venturino prima e da Carlo Cosco poi hanno prodotto molteplici novità rispetto alle condanne di primo grado (la sentenza fu emessa il 30 marzo 2012, a tutti e sei gli imputati fu inflitta la pena dell’ergastolo,n.d.a.). In particolare, Venturino scagiona Curcio e Sabatino dall’accusa di omicidio, contrariamente a quanto detto dal collaboratore di giustizia Salvatore Sorrentino. Ma io reputo le dichiarazioni di quest’ultimo ancora attendibili, considerato che raccontò che Sabatino andò a Campobasso insieme a Sergio (Vito) Cosco con l’obiettivo di sequestrare e uccidere Lea, sottolineando che effettivamente Massimo Sabatino ignorava che si stava recando a casa della giovane donna. Infine, Sorrentino ci ricorda che all’ultimo momento, per il piano di Campobasso, Curcio e Venturino si erano tirati indietro con una scusa: versione confutata da Carlo Cosco e da Massimo Sabatino, ma con l’esclusivo intento di avvalorare la tesi della rapina e non dell’omicidio».

Il procuratore Tatangelo sta ripercorrendo le motivazioni della sentenza di primo grado, puntualizzando diversi punti che possono essere letti in chiave diversa a seguito delle dichiarazioni dei due imputati, che «sono state rese non certo per senso civico, ma per ottenere una riduzione di pena. Questo sia Sorrentino sia Venturino, che ha ammesso di voler avere “un’occasione per il futuro”, considerato che in fondo ha 25 anni ed è stato condannato all’ergastolo». Scardina l’ipotesi del raptus di pazzia di Carlo Cosco, poiché «è incredibile che questo sia avvenuto se, come ci ha raccontato lui stesso, con Lea c’era un progetto di vita insieme. Carlo Cosco ha raccontato di avere avuto rapporti intimi con Lea Garofalo nell’ottica di provare a ricostruire una famiglia per il bene di Denise, ma in realtà i vari piani progettati dall’uomo per uccidere la sua ex convivente e che ci sono stati raccontati da Venturino non fanno altro che avvalorare la tesi della premeditazione del delitto. Nessuno era a conoscenza dei presunti rapporti della coppia, Carlo Cosco ha ammesso che erano vissuti in totale clandestinità. Lui è rimasto l’unico a poterceli raccontare. Ma a mio giudizio è inverosimile, tenendo presente il rapporto simbiotico che legava Lea a Denise, che la prima non avesse raccontato alla figlia del nuovo progetto di vita». Tatangelo reputa non credibile Carlo Cosco anche quando asserisce di non aver parlato prima “per paura di perdere Denise”. «In fondo – dichiara – sua figlia l’aveva già persa anni fa. La cifra dell’affetto che nutre per la ragazza è data dalla festa organizzata per il compleanno della figlia a cui lei non partecipò; in realtà bisognava festeggiare il successo di Carlo Cosco».

 

aggiornamento dal tribunale ore 16.00:  il procuratore ha chiesto assoluzione per Sabatino e Giuseppe Cosco pur restando dubbioso della loro innocenza, in seguito alle confessioni di Venturino per cui chiede le attenuanti generiche. 

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