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Rassegna stampa 6 maggio 2013

il . Rassegne

Non smise mai di cercare la verità sull’assassinio di suo marito, Paolo Borsellino. Riservata e lontana dai riflettori pubblici, Agnese Piraino Leto, preferiva parlare ai giovani dando messaggi di speranza e di riscatto da quel cancro della mafia che le tolse il marito, l’amico, il padre dei suoi tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta. Nella sua ultima apparizione, in occasione dell’inaugurazione a Palermo della nuova sede della Dia, già provata dalla malattia, Agnese pronunciò parole che ancora adesso sembrano pietre: «Questa città deve resuscitare, deve ancora resuscitare».  Così il portale on line de “La Stampa” dà la notizia della morte della moglie di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso da Cosa nostra il 19 luglio del 1992.  La notizia anche sul “Fatto” in edicola –  “Corriere.it” e su “Repubblica – Palermo”. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro, inoltre, raccoglie il dolore e il ricordo del figlio di Agnese e Paolo, Manfredi Borsellino, in un articolo a firma di Romina Marceca. 

La mente vola agli anni centrali della lotta alle mafie, gli stessi in cui Paolo Borsellino si occupò delle inchieste più importanti contro Cosa nostra e i suoi fiancheggiatori. Il pool antimafia e gli anni alla procura di Marsala. La morte di Giovanni Falcone e i 54 giorni che lo portarono all’attentato di via d’Amelio. Agnese Piraino Leto gli fu accanto per tutta la vita e come sottolinea nell’intervista a Repubblica, Manfredi Borsellino, “è importante che tutti sappiano che papà non sarebbe stato quello che è stato, il giudice che tutti ricordiamo, se accanto non avesse avuto quella donna straordinaria che è stata la mamma”. 

Dopo il pool antimafia a Palermo arrivò fra gli altri Giancarlo Caselli che proprio ieri nella stessa giornata in cui rivolge un commosso ricordo ad Agnese Borsellino,  nella sua veste di procuratore di Torino, lancia un monito importante per la lotta alla mafia, dal palco del festival della tv e dei nuovi media di Dogliani (Cuneo). ” ”La politica, anche al Nord, sottovaluta la criminalità’ organizzata’ – dice Caselli – che proprio il 3 maggio ha visto la riapertura di un bar sequestrato alla ‘ndrangheta in pieno centro a Torino. Oggi quel luogo si chiama “Bar Italia Libera” e fra gli altri articoli che abbiamo già pubblicato nell’ultima rassegna stampa segnaliamo il lavoro di narrazione fotografica a cura di Marco Donatiello.

Un impegno, quello contro le mafie, che ha radici lontane nel tempo. Domenica, nel consueto appuntamento con le storie raccontate da Nando dalla Chiesa per il Fatto Quotidiano, il professore, scrittore e sociologo ricorda i 33 anni dalla fondazione del Centro Impastato a Palermo, punto di riferimento per la documentazione antimafia sin dalla fine degli anni ’70. Sempre sul Fatto Quotidiano l’inchiesta sui “Casamonica” a Roma.  E tre articoli dedicati al “Ritorno di Miccichè”, il delfino di Dell’Utri in Sicilia. 

Da poco rientrati dal Messico, la delegazione di “Giramondi – Libera”, legge on line sui principali giornali internazionali e italiani la notizia dell’uccisione di altri innocenti da parte dei narcos messicani. Nel mirino i figli di due giornalisti, come racconta il Corriere.it .Una mattanza, quella contro i giornalisti messicani, che non conosce fine come aveva raccontato il 3 maggio scorso proprio la giornalista Anabel Hernandez su La Stampa, nello speciale dedicato alla libertà di stampa nel mondo. 

Le inchieste. Oggi on line sul portale “Re-inchieste” curato dal gruppo editoriale L’Espresso l’inchiesta a più mani “Ndrangheta, delitti impuniti”. Fra gli altri articoli dell’inchiesta, quello di Giovanni Tizian che intervista Paola Panaro, figlia di una vittima della “lupara bianca”. Il padre si chiamava Pompeo e scomparve il 28 luglio 1982.

 

 

 

 

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