Rassegna stampa 3 maggio 2013
Otto pagine de “La Stampa”oggi in edicola sono per la libertà d’informazione nel mondo. Così il quotidiano diretto da Mario Calabresi dedica una particolare attenzione ( in discreta solitudine) alla Giornata mondiale per la libertà di stampa. In Italia da alcuni anni l’Unione cronisti italiani – insieme ad Ossigeno per l’informazione e altre realtà impegnate per la libertà di stampa nel nostro Paese, ricorda in questa giornata i giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. Quest’anno la giornata promossa dall’Unci si svolge a Perugia.
“L’informazione libera non è una cosa che semplicemente accade: bisogna costruirla”, spiega nello speciale del quotidiano torinese il direttore della Bbc “World news” Peter Horrocks. E il prezzo per questo percorso sempre in divenire nel mondo, è molto alto. Spesso raccontare quello che accade può costare la vita. Altre volte, intimidazioni e minacce. A fronte di un mestiere che – proprio nei Paesi in cui la stampa è meno libera – è per quasi tutti i reporter precario e poco remunerativo. Tanti gli interventi dello speciale de “La Stampa” che si apre con un articolo del direttore Calabresi dal titolo “Quella libertà di stampa diversa a ogni latitudine” : si va dall’Inghilterra e dal lavoro della Bbc nel mondo, alla Siria (da venti giorni non si hanno notizie del collaboratore de La Stampa, Domenico Quirico, inviato proprio in Siria) dalla Somalia (dove nei primi mesi del 2013 sono già 18 i giornalisti uccisi) a Cuba, dall’Azerbaigian al Messico. E proprio dal Paese dei narcos arriva l’articolo della giornalista Anabel Hernandez che racconta della situazione in cui vivono società civile e giornalisti, sotto il controllo dei narcotrafficanti e di parti deviate delle istituzioni nel suo Paese. La corruzione e la violenza non lasciano spazio per “festeggiare” il 3 maggio in Messico: qui ci sono dal 2000 ad oggi 90 reporter uccisi. Numeri che fanno del Messico – conferma Guy Berger, dirigente della divisione che all’Unesco si occupa della difesa dei giornalisti – “una delle maggiori preoccupazioni per chi si occupa di libertà d’informazione”. Non solo giornalisti “ufficiali” ma anche blogger e mediattivisti sono ormai vittime della violenza criminale e delle minacce e intimidazioni volte a censurare anche la rete. Soprattutto la rete.
Dalla libertà di stampa alle inchieste di mafia. Ci spostiamo in Sicilia e attraverso l’articolo di “Lettera 43” e “Catania.live Sicilia” entriamo nel terreno minato dei rapporti fra i clan e pezzi delle istituzioni. Sullo sfondo la cosiddetta “trattativa” Stato – mafia. Più da vicino il processo contro l’ex Ros, Mario Mori, e la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. A gamba tesa nel processo in corso entrano le dichiarazioni – riportate dal giornalista di “Report” per il Corriere della Sera, Sigfrido Ranucci, del maresciallo Saverio Masi, oggi capo scorta del Pm Nino Di Matteo, magistrato impegnato nel delicato processo sulla trattativa e di recente obiettivo di nuove minacce di morte.
Ranucci scrive nel suo articolo per il Corriere.it: «Noi non abbiamo intenzione di prendere Provenzano! Non hai capito niente allora? Ti devi fermare!». È sbigottito il maresciallo Saverio Masi quando, dopo aver chiesto uomini e mezzi per catturare il boss, sente urlare il suo superiore. «Hai finito di fare il finto coglione? Dicci cosa vuoi che te lo diamo. Ti serve il posto di lavoro per tua sorella?» Allo sbigottimento segue lo sconcerto. Nessuno nell’Arma era a conoscenza che la sorella fosse disoccupata. È solo uno degli episodi che Masi ha descritto nella denuncia presentata alla Procura di Palermo. A distanza di anni rivela il nome del superiore e di tutti gli altri che avrebbero ostacolato le indagini su Provenzano prima e Messina Denaro poi. Un macigno scagliato mentre è in corso la requisitoria del Pm Nino di Matteo contro gli ex ufficiali del Ros accusati di avere favorito la latitanza di Provenzano. Ma la testimonianza di Masi arriva anche pochi giorni prima del 27 maggio quando si aprirà il processo sulla trattativa mafia-Stato, ed è destinata a lasciare il segno.
Chiudiamo la rassegna stampa di oggi con una buona notizia. In Piemonte si inaugura, Bar Italia Libera, un bene sequestrato alla ‘ndrangheta che da oggi torna a nuova vita. Lo raccontano on line “La Stampa” e “Repubblica Torino”. In Calabria, a sostegno di una azienda che ha detto “no” alla ‘ndrangheta, oggi una iniziativa per sostenere le aziende sane. Un bel reportage lo firma Francesca Chirico per “L’inkiesta.it”
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