Modena, professionisti in campo contro i boss
Nove seminari, decine di docenti, oltre venti ore di lezioni, centinaia di partecipanti. E’ questo il primo bilancio di “Carte in regola”, il ciclo di lezioni antimafia organizzato dal Cup di Modena in collaborazione con Libera e Libera Informazione. Formazione organizzata da professionisti e rivolta ai professionisti della provincia emiliana per capire, comprendere ed analizzare le minacce poste in essere dalle mafie ben radicate in regione. Un’esperienza importante perché sono proprio le figure professionali quelle più esposte ai rapporti con i boss che al nord fanno impresa. Avvocati, commercialisti, ingegneri, notai, architetti, hanno quelle competenze che servono all’impresa mafiosa, gestita direttamente o indirettamente dalle cosche, per insinuarsi nell’economia legale. Alcuni professionisti cedono, ampiamente ricompensati, altri si organizzano. Come a Modena. Qui oggi si conclude il ciclo seminariale “Carte in regola”, chiediamo le prime impressioni al dottor Stefano Zanardi, commercialista modenese e tra gli animatori del Cup.
Dottor Zanardi, quello del Cup è un cammino lungo nel tempo. Quali risultati, quali obiettivi vi sentite di aver raggiunto in questi anni?
Dalla firma della Carta etica al convegno con il dottor Ingroia fino al ciclo di seminari organizzati tra il 2012 e il 2013 c’è stato un numero crescente di professionisti chi si sono avvicinati alle attività promosse dalla Commissione di contrasto alle mafie e alla corruzione del Cup. All’inizio per pura curiosità, poi perché molti hanno colto quelli che sono i problemi veri, seri, da noi affrontati. C’è stata una fidelizzazione dei professionisti che hanno colto le problematiche, al punto che almeno un centinaio, una sorta di zoccolo duro, ha seguito le varie lezioni del corso “Carte in regola”. Non nascondo che all’inizio avevamo delle perplessità sulla tenuta dei seminari, poi sempre più spesso abbiamo notato che alcuni dei professionisti che seguivano le lezioni hanno cercato un confronto su alcuni degli aspetti della loro vita professionale.
Quanto è difficile capire se un cliente che si rivolge ad un professionista sia una persona onesta o un prestanome dei boss?
Guardi, Modena è una realtà piccola, le voci girano. Bisogna tenere le antenne ben alzate per comprendere con chi si ha a che fare. Se un professionista non è sensibilizzato a queste problematiche, tende a considerare come semplici anomalie dei comportamenti poco lineari. Tuttavia, grazie ai seminari da noi organizzati è possibile creare una rete di professionisti in grado di monitorare il territorio per supportare le Istituzioni nel contrasto delle mafie.
Può fare qualche esempio?
Porto come esempio la mia esperienza personale. Circa quattro/cinque anni fa un mio cliente doveva vendere un immobile significativo a Modena. Venne indicato, da parte di una banca, un compratore interessato all’acquisto. Io di professione faccio il commercialista, e il mio cliente mi chiese di partecipare all’incontro con il compratore. Rimasi sorpreso perché ci trovammo davanti un ragazzo di 22 o 23 anni abbastanza sprovveduto. Il nostro interlocutore era residente a Reggio Emilia ed era tra i soci di una società svizzera e di un’altra società con sede a Rieti che aveva un capitale sociale di importo molto significativo. La trattativa si interruppe quasi subito, ma allora non considerai gli eventuali problemi legati al riciclaggio che potevano nascondersi dietro lo schermo di queste società, oggi sicuramente lo farei. Allora non collegai questi problemi con il riciclaggio, oggi sicuramente lo farei. L’importanza dei seminari organizzati dal Cup a Modena sta nella possibilità di dare ai professionisti gli strumenti per incasellare tutti questi possibili aspetti in una cornice chiara.
L’obiettivo dei mafiosi presenti al nord, quindi anche a Modena, è quello di ripulire il denaro sporco immettendolo nell’economia sana. Nell’ultimo dossier di Liberainformazione sulle mafie in Emilia-Romagna risulta che tra le province più attive nel denunciare le operazioni sospette ci sia proprio Modena. Un aspetto importante soprattutto perché sono in aumento le segnalazione da parte dei professionisti. Quanto ha inciso il vostro lavoro di sensibilizzazione e formazione?
E’ certo che esistono professionisti che hanno clienti mafiosi e da questi professionisti non ci può attendere nessuna segnalazione. Ma quando i mafiosi vogliono acquistare o cedere aziende, immobili o attività commerciali entrano necessariamente in gioco anche i professionisti delle controparti. La maggioranza dei professionisti è certamente rappresentata da persone oneste, ma a volte inconsapevoli e per questo motivo può capitare che sottovalutino le varie situazioni che si prospettano loro. L’importante dei corsi di “Carte in regola”consiste nel fornire loro gli strumenti per capire le situazioni che si possono creare nell’ambito lavorativo. Con i nostri seminari abbiamo sensibilizzato molti professionisti, e questo, in una realtà come Modena è molto importante.
Il lavoro organizzato a Modena è importante, a livello nazionale siete riusciti ad organizzare iniziative simili?
C’è interesse da parte del Cup nazionale, ma non è declinato. La realtà del CUP è presente nei territori a macchia di leopardo, e non sempre è possibile individuare ovunque degli interlocutori adatti.
Tra i tanti professionisti che hanno seguito i seminari, quali sono state le categorie maggiormente presenti?
Le categorie professionali maggiormente coinvolte sono quelle degli avvocati, principalmente gli avvocati. In subordine i commercialisti e gli ingegneri. Importante è la presenza dei notai. A Modena sono censiti 1200 commercialisti e 60 notaia, ai nostri corsi hanno partecipato mediamente una decina di notai, una percentuale sicuramente importante.
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