Latitanti italiani verso la Repubblica Dominicana
La Repubblica Dominicana ( circa 10milioni di abitanti, oltre 20mila gli italiani residenti con tendenza alla crescita), paese con spiagge di straordinaria bellezza, è ritenuto un hub privilegiato per lo smistamento della cocaina proveniente dalla Colombia e diretta verso i mercati americano, canadese, portoricano, europeo. Già quindici anni fa, Rogelio Guevara, alto funzionario della Dea (l’agenzia antidroga americana), in sede di audizione innanzi ad una commissione del Congresso, sottolineava come già allora la Repubblica Dominicana fosse il “centro di comando, controllo e comunicazione delle operazioni di droga nei Caraibi”. Avrebbe potuto, magari, aggiungere (ma forse lo ignorava) che la droga, soprattutto marjiuana, era entrata nel paese proprio grazie ad agenti americani della Cia, in occasione dell’invasione militare del 1962, con l’obiettivo, stimolando il consumo, di attenuare la resistenza locale contro l’invasore “gringo”. Il paese, con l’attuale presidente Danilo Medina, eletto nell’agosto 2012, è alla prese con molti problemi tra cui la lotta alla corruzione, alla povertà, il controllo della spesa pubblica, la promozione di investimenti esteri, il consolidamento di istituzioni capaci di garantire alcuni servizi essenziali ai cittadini (in primis istruzione e sanità). Una situazione resa ancor più complicata dai rapporti di pessimo vicinato con la Repubblica di Haiti e con quelli, spesso problematici, con gli Stati Uniti.
Nel traffico delle droghe i gruppi delinquenziali dominicani hanno raggiunto un certo livello di indipendenza dai “colleghi” colombiani e messicani tanto che, da qualche anno, si parla ormai di cartelli locali come quelli di Santiago, di San Pedro de Marcoris e del Distretto Nazionale. Praticamente scomparso (almeno questo sostengono le autorità) il fenomeno del lancio in mare (“bombarderos”),da piccoli aerei, di imballaggi (ben impermeabilizzati) di cocaina che venivano recuperati da veloci imbarcazioni, i narcotrafficanti sono tornati a privilegiare il trasporto marittimo (con navi portacontainer, navi commerciali, barche da pesca) e per via aerea ( ci sono ben otto aeroporti internazionali in tutto il paese). I mercati europei sono particolarmente privilegiati. Il recente sequestro (16 aprile u.s.) di 43 kg di cocaina trasportata da tre venezuelani provenienti da Santo Domingo, giunti con un volo a Fiumicino, confermano che anche l’Italia è destinazione privilegiata per i narcocorrieri.
Di un certo interesse i dati comunicati dalla Direzione Nazionale di Controllo delle Droghe (DNCD) sui sequestri di stupefacenti effettuati nel 2012 : 10,15 ton. di cocaina ( contro le 6,7 ton. del 2011 e le 4,8 del 2010), 34,8 kg. di eroina (42 kg. nel 2011 e 30 kg. nel 2010), 741 kg. di marjiuana (845 nel 2011 e 642 nel 2010), poco più di 10 kg. di crack. Le persone arrestate per delitti collegati alle droghe sono state 24.697 tra cui 614 donne e 6 italiani. La Repubblica Dominicana è uno dei paesi preferiti da molti turisti italiani, e anche da latitanti nostrani perché si pensa, sbagliando, che si possa farla franca in quanto non esiste ancora un trattato di estradizione con il nostro paese. In realtà, anche se i tempi per la trattazione e la definizione di tali procedure sono lunghi, grazie ad una prassi consolidatasi negli ultimissimi anni e ad una migliorata collaborazione con la Polizia Nazionale, è possibile ormai espellere dal paese i latitanti sulla scorta di provvedimenti di ricerca in ambito internazionale dell’Interpol. Così, negli ultimi tre anni, sono stati riconsegnati alle autorità italiane ben dieci cittadini che si godevano beatamente le bellezze dell’isola e che erano ricercati per associazione mafiosa, per narcotraffico internazionale ed altri gravi delitti. Tre dei “ricercati” erano inseriti nello speciale elenco dei 100 latitanti italiani più pericolosi.
A proposito della Polizia Nazionale, istituzione le cui origini risalgono all’indipendenza del 1845),va anche segnalato che recentemente (novembre 2012), è stata costituita, con decreto presidenziale, una commissione di riforma dell’istituzione con l’obiettivo di renderla più moderna ed in linea con i principi enunciati nella Costituzione dominicana. Insomma, per i malviventi, andare da queste parti a spassarsela sarà sempre più dura.
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