Rassegna stampa 10 aprile 2013
Il secondo grado del processo per l’omicidio della testimone di giustizia, Lea Garofalo, uccisa nel novembre del 2009 a Milano, ha avuto inizio ieri. E subito Carlo Cosco, già condannato in primo grado per il suo delitto insieme ad altri responsabili, con fare spavaldo sceglie di richiamare su di se la responsabilità del delitto. Una ammissione di colpa o una strategia difensiva della famiglia Cosco (insieme a Carlo Cosco legato alle ’ndrine di Petilia Policastro di Crotone, sono stati condannati i fratelli Vito e Giuseppe, Rosario Curcio e Massimo Sabatino, oltre al giovane Carmine Venturino che ha iniziato a collaborare con la giustizia)?.
Le agenzie lanciano quindi durante la giornata di ieri la notizia di queste dichiarazioni spontanee resa in apertura del processo e che oggi troviamo su “Repubblica” in edicola (a pagina 18) sul Corriere della Sera, su La Stampa. Ieri, nei principali tg della sera anche alcuni servizi video (Fra gli altri segnaliamo il Tg La 7 con il servizio di Guy Chiappaventi). “Sono sorpresa dalle parole di mio padre – ha fatto invece sapere attraverso il suo legale, Denise Cosco, la figlia di Lea Garofalo – Deve dire tutta la verità non bastano poche parole”.
Sempre sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, a firma di Attilio Bolzoni, ampio spazio ad altre vicende di mafia che riguardano la Sicilia ma anche il resto del Paese. Si tratta del sequestro “preventivo” di beni ad imprenditori ritenuti vicini a Cosa nostra, e in particolare al latitante Messina Denaro, e che ammontano ad un valore di circa 30 milioni di euro. L’operazione è stata realizzata non solo a Trapani ma al centro – nord. Bolzoni ripercorre nell’articolo “Dall’eolico all’America’s Cup così il boss fantasma ha costruito un impero che non conosce crisi” la rete di appoggi, sostegni economici e silenzi in grado di garantire la latitanza di Messina Denaro. L’articolo di Bolzoni torna anche sull’ultima operazione antimafia contro le infiltrazioni criminali nel business dell’eolico. Una notizia rilanciata anche su Global Post nell’articolo “How the italian mafia turned clean energy into dirty money”
Dal Quotidiano della Calabria, invece, la notizia dell’assoluzione del boss Morabito ‘detto “Tiradritto”, dalle accuse nell’ambito del processo derivante dall’inchiesta “Bellu lavuru 2” relitiva alle indagini sui lavori di ammodernamento e rifacimento di diversi tratti della statale 106 Jonica. Per lui il pm Lombardo aveva chiesto una condanna a 6 anni di carcere e invece c’è stata l’assoluzione.
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