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Informazione e difesa nei processi: due diritti, ma nel nome della verità

di Santo Della Volpe il . L'analisi

Non è usuale  nelle Aule di Tribunale  sentire avvocati difensori che prendono la parola per  attaccare un giornalista. Il sacro rispetto di due diritti, quello degli imputanti alla propri difesa, quello dei giornalisti ad informare liberamente le udienze, sono sempre stati rispettati. Sino a quando, nel marzo di quest’anno, l’avvocato Galluffo, legale del boss mafioso Giacomo Virga, si è’ alzato nell’aula  della Corte d’Assise di Trapani, dove si celebra il processo Rostagno, per attaccare direttamente il nostro giornalista Rino Giacalone, per il resoconto pubblicato su Libera informazione e poi su altri giornali, a proposito della testimonianza del collega Augias del 7 marzo scorso. Iniziativa molto grave, che ha degli aspetti perlomeno strani, se non proprio intimidatori.

Perché i fatti sono veramente semplici: il collega Giacalone, a proposito della testimonianza di Corrado Augias, aveva detto che durante le domande della difesa di Virga si aveva ” la sensazione che in questa aula non si difendano due imputanti ma…Cosa nostra”. Una  più che legittima critica da spettatore importante qual e’ un giornalista che parla in nome della sua professionalità ad una opinione pubblica interessata a capire cosa succeda in un importante appuntamento come il processo Rostagno. Che la critica non possa piacere all’avvocato Galluffo, e’ più che legittimo e comprensibile. Ma è  inaccettabile che il legale chieda la parola davanti alla Corte per denigrare il lavoro del collega giornalista e  addirittura dire ai giudici, piuttosto allibiti per la verità, che scrivendo quelle parole il cronista avrebbe dato del mafioso alla Corte che in fossato aveva accolto alcune tesi della difesa. Tesi incredibile che o serviva a far perdere tempo alla Corte in un processo che si vuol tirare  per le lunghe da anni, oppure era un messaggio diretto al giornalista, con toni intimidatori.  Entrambe le sensazioni, diventando abbastanza realistiche, sono da respingere al mittente: e subito, senza se e senza ma.

Innanzitutto perché  la libertà di espressione e di interpretazione  dei fatti di un giornalista e’ sacrosanta, inviolabile e totale,  fonda i propri limiti solo nel rispetto delle persone e nella verità dei fatti riportati. È di questo siamo certissimi nel caso di Rino Giacalone. Se poi quelle parole sono un segnale che doveva capire che doveva capire, allora respingiamo direttamente ogni tentativo di intimidazione e di restringimento degli spazi di agibilità giornalistica del collega giornalista. Sappia, chiunque abbia lanciato o recepito quel messaggio, che noi per primi con l’ intera categoria dei giornalisti sono impegnati nella difesa della libertà di stampa proprio partendo da quelle situazioni, come i processi per mafia, dove più e’ importante la piena libertà di intercettazione, commento e reportage dei cronisti. È di forte a questo, diciamo di essere ora e anche nel futuro, al fianco del collega Rino Giacalone, nel suo difficile ed importante lavoro a Trapani e provincia.

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