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E adesso togliamo il nome a quella via “Grandi Eventi”

di Rino Giacalone il . L'analisi, Senza categoria

Lo abbiamo chiesto pochi giorni addietro quando ricorreva il 28° anniversario della strage mafiosa di Pizzolungo. Raccontando ancora una volta la città di Trapani e le sue connivenze, non abbiamo fatto mistero di criticare la celebrazione di accadimenti che per la verità non avrebbero meritato fasti ed esaltazioni sociali e mediatiche. A Trapani in un battibaleno al porto nel 2005 quando da pochissimi giorni erano andate a via le favolose barche a vela del circo della Coppa America, l’amministrazione comunale del tempo, quella guidata dal sindaco Girolamo Fazio, aveva deciso di dedicare una strada alla Coppa America, chiamandola via dei grandi eventi. In omaggio al fatto che quel grande evento aveva omaggiato la città rendendola famosa in tutto il mondo. A Trapani sono occorsi oltre 20 anni per dare a strade e piazze il nome appartenuto a vittime della mafia, per la via dei grandi eventi tutto fu deciso nell’ambito di ore. E operò  con l’andar del tempo sono venuti fuori fatti che non avrebbero dovuto fare molto piacere e si è scoperto che su quel “grande evento”  la mafia era venuta ad affondare fino in fondo le sue mani. Conferma che arriva oggi con il sequestro dell’operazione Corrupti mores che ha colpito alcuni dei soggetti imprenditoriali più in vista della città di Trapani, i Morici, padre e figlio, e proprio le imprese che piuù hanno lavorato alla realizzazione delle infrastrutture per quel grande evento con  il sistema degli appalti pilotati e la puntuale frode nelle pubbliche forniture. Insomma ce ne è abbastanza per rivedere molte delle decisioni prese nell’ultimo decennio in città. Trapani dal 2001 è certamente una città che è cambiata urbanisticamente, il centro storico è stato oggetto di un notevole recupero, il porto è rinato, nonostante lavori ancora in corso, basolato e servizi sono stati ripristinati, sono state recuperate le antiche mura, sono ricomparse le spiagge nel cuore dello stesso centro storico, ma tutto questo è avvenuto pagando prezzi altissimi, in termini proprio economici intanto, spreco di ingenti risorse che potevano essere risparmiate se non vi fossero state di mezzo tangenti da pagare a politici, burocrati, guadagni da garantire alla mafia di Matteo Messina Denaro, ma anche in termini sociali, la connivenza con Cosa nostra si è fatta più forte, la mafia ha accresciuto la sua soglia di consenso sociale, sfruttando le sue capacità, costringendo la città ad omaggiare le grandi imprese che paventando inesistenti sforzi economici hanno presentato con sfarzo gli abbellimenti prodotti. Non c’è invece da dire grazie a nessuno. C’è solo da prendere atto che a Trapani nell’ultimo decennio è stata condotta una grossa operazione di speculazione, rispetto alla quale servirebbe un grosso grido di indignazione. I danni prodotti sono stati ingenti, altro che “grandi eventi” da celebrare. Danni in termini anche architettonici perché un giorno alla luce del sole fu danneggiato un antico arco per fare transitare un grosso camion in una zona dove i grossi camion non potevano avere accesso, ma c’era da fare in fretta perché erano imminenti le elezioni amministrative, e quindi gli uscenti volevano ripresentarsi in pompa magna. Davanti alle vittime della strategia mafiosa i sindaci dicevano che la mafia non eissteva, mentre le grosse imprese conquistavano gli appalti altri sindaci sono venuti a sostenere che la mafia esisteva solo per far vivere l’antimafia e i professionisti dell’antimafia.

Ecco perché pensiamo che a Trapani la “via dei grandi eventi” vada cancellata e questa strada debba essere intestata al 2 aprile 1985 giorno della terribile strage di Pizzolungo, il giorno di quell’attentato al pm Carlo Palermo che indagava sui traffici di armi e droga, sulle banche della mafia, il giorno in cui furono straziati dal tritolo mafioso Barbara Rizzo e i suoi figlioletti, i gemelli Salvatore e Giuseppe di sei anni. Via 2 aprile 1985 per ricordare non solo chi non c’è più ma anche chi è rimasto in vita ma per lo Stato è come se fosse morto, il magistrato, gli agenti della scorta, finiti presto dimenticati, per omaggiare chi da quel 1985 combatte per avere verità e giustizia, per ricordare ogni giorno che il migliore impegno contro la mafia non può esistere se non c’è memoria, per dirci ogni giorno che la lotta alla mafia è anche battaglia di rivoluzione, vera, culturale e sociale, oltre che compito di magistratura e forze dell’ordine, che la lotta alla mafia non è sancita solo da arresti e condanne, ma anche dal sequestro delle casseforti…che per lo più delle volte non sono nascoste ma sono alla luce del sole, perchè la mafia sa essere spietata quanto spavalda, strafottente e sfottente, e Trapani è una città che alla mafia non deve nulla se non la propria arretratezza culturale e povertà contro le quali alcuni hanno cominciato a battersi in maniera accesa, costante, grazie ad attività come quelle messe in campo da Libera e non solo da Libera. E’ l’ora di presentare il conto e chiedere i giusti risarcimenti anche per conto di quel prefetto, Fulvio Sodano, che per difendere i beni confiscati dall’assalto delle mafie fu trasferito come i mafiosi andavano chiedendo. Non ci sono da celebrare grandi eventi sportivi, ma grandi eventi giudiziari come quello di oggi, se si vuole la strada del riscatto è a portata di mano ricordando chi non c’è più: Peppino Impastato che ogni giorno ci ricordava che la mafia è una montagna di merda, Mauro Rostagno che inseguiva una società nella quale valeva la pena trovare un posto e Giovanni Falcone che ci ha lasciato detto che la mafia è un fenomeno umano destinato a finire come tutti i fenomeni umani.

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Rino Giacalone

Giornalista siciliano, da tanti anni segue la cronaca nera e giudiziaria in particolare della provincia di Trapani, ed oggi è una delle firme dalla "periferia" per "Il Fatto Quotidiano". Ha seguito le più importanti inchieste sulla ricerca dei latitanti e del super latitante Matteo Messina Denaro nonché sulle connessioni tra la mafia, la politica e l'imprenditoria; ha seguito dandone resoconti inappuntabili i processi e da ultimo quello per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, indagine questa rispetto alla quale è riconosciuto essere uno degli artefici delle sollecitazioni che hanno portato la Dda di Palermo a non archiviare le indagini. Attento osservatore della realtà siciliana e trapanese, si è spesso scontrato con la politica che a proposito di mafia ha sempre scelto profili bassi se non talvolta di deliberata connivenza. Perchè sostengo Libera Informazione? Perchè qui si trova la informazione libera e qui ogni giorno si continua a fare palestra di giornalismo con gli insegnamenti del direttore Roberto Morrione.

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