Un altro mondo è possibile
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Nel primo pomeriggio dopo un buon pranzo alla kasbah (Place du Gouvernement) decidiamo di prenderci un ultimo tè alla menta su Avenue Burghiba, la via principale di Tunisi, prima di affrontare la manifestazione di chiusura al Forum che parte proprio da lì. Intanto già migliaia di persone affollano la strada tra tamburi, canti, bandiere colorate da tutto il mondo, in particolare quelle della Palestina. Il concentramento per la partenza è previsto sotto la Torre dell’Orologio, in pieno centro, ed arriverà al Consolato Palestinese, in segno di solidarietà. La gente che si ritrova comincia a formare il corteo e parte, con loro anche noi. E così è partita la Carovana Internazionale Antimafie. Ce l’abbiamo fatta, la prima tappa di questo viaggio ora è parte di un viaggio collettivo su diverse strade ma profondamente legata a uno stesso cammino.
La marcia procede fino alla fine allegra e tranquilla, in linea con quanto vissuto finora, gli attriti interni tra le realtà partecipanti, come tra la delegazione marocchina e quella saharawi, sono innegabili ma ci auguriamo che un giorno questi forum mondiali diventino anche laboratori di pace che permettano di riflettere in maniera costruttiva su soluzioni a istanze di questo tipo. Speriamo anche che i futuri Forum Mondiali non restino delle esperienze finì a sė stesse, delle isole felici su cui andare per fuggire da realtà ben più tragiche, quelle in cui viviamo. Quello che ė emerso da queste giornate è che delle risposte concrete ci sono, alle crisi, alle instabilità e alla violenza di un capitalismo mafioso, quanto di una mafia capitalista, sempre più aggressiva. Ci sono e vengono portate avanti quotidianamente da migliaia di organizzazioni, reti e movimenti. I Forum come quello di Tunisi servono proprio a ricordarci questo e a non perdere la speranza.
Ma ovviamente non basta incontrarci saltuariamente, ė infatti un dovere di tutti i popoli rivendicare i propri diritti e impegnarsi per la pace e la giustizia attraverso azioni e lotte tra loro unite saldamente. D’altra parte, come viene ripetuto alle iniziative di Libera, così anche in questa occasione: l’indifferenza e l’appiattimento sono complici sottili e noi abbiamo il dovere non stare in silenzio. Questo messaggio deve arrivare ovunque, anche laddove l’assenza di pace, giustizia e diritti preclude la possibilità di sognare e lottare per un mondo migliore. L’attuale crisi, in tutta le sue tragiche conseguenze, qualcosa l’ha insegnato, a noi europei e occidentali: che nessuna conquista sociale è scontata, ma va alimentata ogni giorno con il nostro impegno e i nostri sogni.
Vogliamo ricordarci il World Social Forum con questa frase letta su uno striscione nelle vie della città:
Brother marginalized your dignity is your duty!
Fratello emarginato la tua dignità ė il tuo dovere!
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