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Ue: allarme droga e riciclaggio

di Gaetano Liardo il . Internazionale

Soldi, soldi, soldi. E’ questo il motore delle mafie, la ragione sociale delle 3600 cosche censite da Europol nel rapporto Socta del 2013. Il denaro serve  a corrompere e a crearne dell’altro, pronto ad essere riutilizzato per attaccare, alle fondamenta, la già traballante economia degli Stati membri dell’Unione europea. Crisi o non crisi, i boss sanno come far fruttare i propri “capitali”. L’agenzia di polizia europea individua sette aree, considerate strategiche, per contrastare sul piano militare ed economico le mafie. Quali sono? Lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani, il traffico di droga, le frodi commerciali intercomunitarie, la produzione e la distribuzione di beni contraffatti, la criminalità informatica e il riciclaggio di denaro sporco.

Droga 

Il traffico di droga, storicamente, è il settore più lucroso delle attività criminali delle mafie. Organizzazioni come Cosa nostra, la ‘ndrangheta e i gruppi della Camorra hanno fatto un salto di “qualità”, arricchendosi con l’import-export di droga. Eroina, cocaina ma anche droghe sintetiche sono quelle più “trattate” dalle cosche europee. Di queste, più di un terzo partecipa attivamente alla produzione e alla distribuzione delle sostanze stupefacenti. I clan, inoltre, hanno puntato alla “commercializzazione” di più droghe per ingrandire ancor di più i già lauti profitti.

L’eroina, nonostante il declino di consumo in tutta l’Unione, continua ad essere una minaccia. Il mercato europeo degli oppiacei ha un valore stimato di 12 miliardi di euro l’anno. Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia rappresentano, da soli, il 50% dell’intero mercato. A dominare il traffico di oppiacei sono i trafficanti pakistani, turchi e albanesi.

La cocaina continua ad essere, dopo la cannabis, la droga più diffusa. Scrive Europol che: «Con quattro milioni di utilizzatori che consumano 124 tonnellate di cocaina l’anno, la cocaina è la seconda droga più comunemente usata nell’Ue dopo la cannabis, e l’Europa rimane uno dei più grandi mercati di cocaina al mondo». Nel traffico, a farla da padrona, è la ‘ndrangheta calabrese. Pur non essendo citata nel rapporto Europol, è da anni che i magistrati e gli inquirenti italiani la considerano come la principale broker mondiale della polvere bianca sudamericana.

La cannabis, invece, è la sostanza stupefacente più usata nel Vecchio Continente. «Si stima – scrive Europol – che circa 1300 tonnellate di cannabis e 1200 tonnellate di foglie di canapa sono consumate annualmente in Europa da circa 23 milioni di utilizzatori». Numeri astronomici che stanno spingendo sempre più clan ad occuparsene direttamente, considerando gli alti margini di guadagno e i rischi minori rispetto al traffico di cocaina ed eroina.

Contraffazione 

Altro settore importante per le mafie europee è rappresentato dalla contraffazione. Un business in continua espansione dove i clan, ad iniziare da quelli nostrani, mostrano tutta la capacità ad innovare diversificando il mercato. Scrive Europol che: «La crisi economica e i conseguenti cambiamenti nella domanda dei consumatori hanno portato a cambiamenti nei mercati criminali». I boss, per venire incontro al crollo del potere d’acquisto degli europei, hanno inventato nuovi settori di mercato. Naturalmente più economici, a portata di mano dei consumatori impoveriti, riuscendo in quello che numerose aziende, anche blasonate, non sono riuscite a fare.

«Molte organizzazioni criminali – si legge – sono flessibili e hanno identificato e sfruttato le nuove opportunità della crisi economica. La ridotta capacità di spesa dei consumatori europei ha spinto i contraffattori a espandersi verso nuovi prodotti». Naturalmente tutto a scapito delle imprese che lavorano nella legalità.

Riciclaggio e invasione economia legale 

Gli ingenti profitti che le mafie capitalizzano nell’Unione Europea devono essere ripuliti. Il riciclaggio è l’attività che coinvolge indistintamente tutte le cosche, attente a rendere candidi i capitali frutto delle attività illecite. E qui che entrano in gioco i colletti bianchi, professionisti ben disposti a favorire i boss in cambio di ricchi compensi. Un problema, anche questo, europeo e non soltanto italiano. «Le organizzazioni mafiose – scrive Europol – sono sempre più flessibili, impegnate in molteplici forme di criminalità. I criminali capitalizzano su nuove opportunità per generare profitto, specialmente quando sono capaci di utilizzare infrastrutture, personale e contatti».

Nello specifico le cosche sfruttano strutture economiche legali e professionisti per: «Mantenere una facciata di legittimità, oscurare attività e profitti criminali e perpetrare crimini lucrativi e complessi».  L’apporto dei professionisti al servizio dei boss è fondamentale perchè, tramite complesse attività di riciclaggio, consentono di: «Fondere profitti legali e illegali». Un mare magno dove è difficile separare gli uni dagli altri. L’obiettivo è di rendersi invisibili. Le cosche riescono, così,  a mettere le mani su numerosi settori legali dell’economia europea quali: «aziende manifatturiere, di import-export, trasporto e distribuzione, fornitura di servizi quali le agenzie di viaggio, le compagnie di taxi, hotel, motel, bar».

I clan, così facendo, si insinuano nel mercato economico sano, danneggiando le aziende che lavorano nella legalità, perchè più competitivi rispetto ai concorrenti onesti. E’ la classica situazione dell’impresa mafiosa, il cavallo di battaglia del radicamento mafioso nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale, declinata a livello continentale.

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