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Sono 3600 le cosche presenti nella Ue

di Gaetano Liardo il . Internazionale

Sono 3600 le cosche mafiose che imperversano in Europa. 3600 clan che trafficano in droga, esseri umani, che riciclano denaro e dettano legge negli Stati dell’Unione. A lanciare l’allarme è Europol, l’agenzia di polizia europea nata con il compito di supportare i paesi membri nel contrastare criminalità organizzata e terrorismo. Nel rapporto annuale “Socta” – Serious Organised Crime Threat Assessment – l’agenzia snocciola i dati di un fenomeno per molti anni ignorato in Europa.

Le mafie prosperano in Spagna così come in Bulgaria, in Gran Bretagna così come in Germania o in Austria, senza dimenticare il Belpaese, patria di alcune delle più pericolose organizzazioni criminali al mondo. Gruppi attivi nel traffico di droga, cocaina e cannabis in primis, ma anche di droghe sintetiche e psicotrope, in esseri umani e armi. Sono specializzati in frodi comunitarie, in crimini economici e commerciali, spesso raffinati e sofisticati, nella contraffazione di merci e prodotti di ogni genere, nei crimini informatici e, lupus in fabula, nel riciclaggio di denaro sporco.

Che mafie sono quelle che imperversano nell’Unione Europea? Innanzitutto – si legge nel rapporto – i boss: «Agiscono senza difficoltà, a prescindere dai confini geografici, e non possono essere più facilmente associati a specifici regioni o centri di gravità». E’ la globalizzazione, di cui le mafie hanno da subito compreso gli effetti positivi per i propri “business”. I clan attivi in Europa sono spesso gruppi in cui figurano boss di varia nazionalità, magari inizialmente legati a determinati territori, ma in seguito capaci di esportare il proprio know-how ovunque le circostanze lo permettano.

«Nonostante ciò – si legge ancora nel rapporto – i legami etnici, linguistici e storici restano importanti fattori per la costruzione di vincoli di fiducia e spesso determinano la composizione del nocciolo duro che controlla i più larghi e sempre più diversificati network criminali».  Storicamente le mafie attive in Europa si sono distinte in due modelli organizzativi differenti: quello verticale e quello orizzontale. Nel primo caso esiste una gerarchia che governa l’organizzazione, sulla falsariga di quello che succedeva nella Cosa nostra dei corleonesi. Nel secondo caso, invece, esiste un network di cosche collegate tra loro senza una catena di comando gerarchica: ogni gruppo fa i propri affari, restando nell’alveo di un sistema di valori condivisi. Un po’ quello che si pensava succedesse con la ‘ndrangheta prima delle grandi operazioni Crimine e Infinito del luglio del 2010.

Negli ultimi anni, osserva invece Europol: «I gruppi criminali spesso adottano una leadership condivisa, o una gerarchia flessibile. Il fatto che attualmente molti gruppi criminali adottino l’approccio del “gruppo dirigente” è un importante cambiamento qualitativo che enfatizza, tra l’altro, gli sforzi di gruppo, la complementarietà delle abilità e una maggiore collaborazione tra i leader».   «La forma più semplice di questo approccio – continua il rapporto – vede due leader in carica», ma possono esistere anche gruppi con gruppi dirigenti più vasti e più ampi, definiti “core groups”, gruppi principali. Questi: «Dirigono gruppi criminali più ampi, e hanno una componente relativamente stabile e coesa. Sono spesso composti da persone che hanno una comune nazionalità, una comune appartenenza etnica o linguistica e, in certi casi, sono legati da vincoli familiari o di parentela».

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