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Diario dal Social Forum di Tunisi: II giorno

il . Internazionale

Stamattina dopo una ricca colazione tunisina ci dirigiamo al campus universitario a riprendere i lavori. Sembra che nessuno se ne sia andato nella nottata, tutto ė in grande fermento, la prima cosa che si nota ė che sono aumentate le persone, tanti partecipanti in più rispetto a ieri, arrivati da chissà dove: una babele di lingue e culture diverse, che trapelano dai tratti somatici, i modi di vestirsi, e anche di sorridere.
Un sole accecante ci accompagna per tutta la giornata in questo andirivieni da un seminario ad un altro, e certo non si sta così male ad essere catapultati in questa calda estate, almeno ai nostri occhi. A partire dalla mattina presto risulta subito difficile scegliere a che partecipare, considerando che sono circa 200 i seminari oggi, iniziative ed incontri di tutte  le specie, da quelle più specifiche e locali dei folti gruppi venuti dal Magreb – Mashrek, a quelle che per forza di cose attirano l’attenzione di tutte e tutti i partecipanti, dal respiro più ampio e trasversale, come quelli sull’attuale crisi, o meglio sulle tante crisi vecchie e nuove. Una cosa che ci colpisce ė la folta presenza delle reti e movimenti delle donne, veramente tante, gran parte delle quali maghrebine. E si fanno anche sentire molto, tanto partecipate da sembrare delle sessioni plenarie. Anche loro impegnate a cercare di formulare delle risposte per uscire da questo periodo di difficoltà e transizione dalla portata tutto sommato globale.
Come ci immaginavamo, seminari che trattano i temi a noi cari, come pace, giustizia sociale e parità di accesso ai diritti, non mancano. Per tanti paesi del mondo, colpiti dalle forti destabilizzazioni politiche e sociali, oltre che economiche, sono questioni scottanti che improvvisamente vengono riscoperti anche dai tanti europei presenti. Non possono piu “solo” sognare un mondo migliore ma devono anche impegnarsi a riprendere dei diritti che davano per aquisiti. Il dibattito si fa interessante ma soprattutto assume concretezza tra resoconti e proposte di cambiamento da tutto il mondo.
Proprio per questo motivo ci pare che le questioni affrontate siano piu “pratiche” rispetto ai social forum passati, più concrete, e ora più che mai le realtà emergenti come quelle africane, numerose, e quelle latinoamericane, meno consistenti ma presenti e partecipi, possono dare qualche stimolo e suggerimento in più alla discussione: i dibattiti si alimentano di prospettive diverse, senza risposte scontate e retoriche, ma piuttosto innovative davanti ad una crisi che si scopre ogni giorno più generalizzata e consistente.
Poi capita di entrare in una delle centinaia di aule e tende messe a disposizione, e non riuscire neanche a seguire dall’inizio perché oltre al conivolgimento collettivo dato dalla situazione, da queste piccole e grandi iniziative, c’è anche una grande voglia personale da parte di ciasuno di chiacchierare e interagire direttamente con gli altri, di cogliere l’occasione abbastanza unica di scambiarsi due battute, di prendere i contatti con chi, pur dall’altra parte del mondo, segue ed ė impegnata sulle stesse battaglie. Anche questo non può che arricchire e dare energia al contesto generale.
Un detto dice la ‘ragione è dei fessi’. Infatti chi fino ad oggi si è ostinato a dire di aver avuto sempre ragione oggi sta avendo una lezione proprio dalla cittadinanza del posto. I professionisti del sociale silenziano davanti a una cittadinanza che più che attiva, è viva e vive il cambiamento. Un cambiamento che non ha avuto lezioni da esperti.
La voce del medioriente si sente – le istanze locali e nazionali turche e quelle dei paesi limitrofi compagni di viaggio e di avventura di questi ultimi anni – e risuona per tutta la giornata, soprattutto negli spazi aperti, nelle piazzette e per le stradine e scalinate di questo campus immenso.
Si nota in primis dagli infiniti capannelli di lingua araba che si creano di punto in bianco tra persone di tutte le etá, per cantare, ballare, urlare, discutere animatamente insieme. Pare quasi che la vera partecipazione avvenga fuori dai seminari organizzati visto il flusso di persone continuo e travolgente. E poi ancora la solidarietà ai popoli più vicini, in primis alla Palestina ed al suo popolo, a cui questo forum sta mettendo un forte accento, a partire dalle innumerevoli bandiere appese in ogni angolo del campus.
Intanto gruppi sparsi qua e là lanciano tutti lo stesso slogan, ricordano Chokri Belaid, leader del movimento democratico turco ucciso a febbraio. Non è solo un grido nei confronti di un atto ingiusto, ma è il ricordo vivo di una collettività nei confronti di un uomo e di un paese messo in croce dalla dittatura prima e dall’instabilità ora.
Insomma qui stiamo vivendo una lezione, e la materia si chiama cambiamento. Di certo non è una soluzione immediata e facile, ma stiamo ascoltando e imparando molto e molto ancora impareremo sicuramente, senza dimenticare nulla e anzi portando avanti gli insegnamenti giusti con il nostro impegno.
Domani anche noi proveremo a riportare l’esperienza di Libera al seminario dedicato alla Carovana Internazionale Antimafia alle 9 del mattino. Inizialmente ammettiamo di aver avuto un po’ di ansia perché non ci sono traduttori, ma molti si sono resi volontari a darci una mano e a essere coinvolti, tra cui i ragazzi di Salvagente impegnati qui con noi.

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