Rifiuti a Latina: otto indagati
La gestione dei rifiuti nel mirino della Procura della Repubblica di Latina che sta per chiudere l’inchiesta sulla Terracina Ambiente, società mista pubblico-privata “gemella” della Latina Ambiente. Le indagini avevano preso il via due anni fa su iniziativa del sostituto procuratore Giuseppe che aveva avviato una serie di accertamenti sul ricorso disinvolto ed eccessivo dell’affidamento a soggetti terzi da parte della spa che gestiva il sistema della raccolta rifiuti nella cittadina del litorale pontino.
Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore delegato Valerio Bertuccelli, del suo predecessore Cesare Borghi, dei dirigenti del Comune di Terracina Luigi Di Mauro e Vincenzo Fusco, nei giorni scorsi altre quattro persone sarebbero state raggiunte da un avviso di garanzia: si tratta di Pietro Delle Cave, titolare della ditta “Poseidon”, di Pietro Natale della “Green Line”, Luigi De Stefano e Paola Del Mastro, entrambi dirigenti della Latina Ambiente, società gemella nata nel capoluogo pontino e con identica compagine sociale e stessi partner privati. I reati ipotizzati sono quelli di falso e frode in pubbliche forniture.
La Procura, che sta per chiudere l’indagine con otto richiesta di rinvio a giudizio,, in questi due anni ha voluto fare luce sui sistemi utilizzati dalla società con particolare riferimento alla esternalizzazione di una consistente parte dei servizi senza ricorrere a trattative pubbliche ma con l’affidamento diretto a terzi. Da quanto emerso la società di Terracina, dichiarata fallita dal Tribunale di Latina nel dicembre 2011 in accoglimento dell’istanza di un fornitore che vantava un pesante credito dalla spa e accertato un buco di bilancio di circa 4 milioni di euro, era stata svuotata progressivamente dei poteri a vantaggio della consorella Latina Ambiente, che programmava e controllava tutte le attività e di fatto gestiva anche i libri contabili. Dalle indagini condotte dai carabinieri è inoltre emerso che camion e altri mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti erano in realtà stati presi in affitto presso società campane prive del certificato antimafia: la società insomma non era in grado di garantire il servizio per il quale si era aggiudicata l’appalto e l’amministrazione comunale, socio di maggioranza, non ha mai esercitato il suo ruolo di controllore sull’operato e gli appalti del gestore. Oltre agli accertamenti di natura penale, per i vertici della Terracina Ambiente potrebbero potrebbe aprirsi un altro pesante fronte giudiziario, questa volta di natura contabile e amministrativa. All’orizzonte si profila infatti l’avvio da parte della Corte dei Conti di un accertamento per danno erariale, intervento quasi obbligato nel caso in cui si contesta un reato come quello della frode nelle pubbliche forniture.
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