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Da narcostati a narcodemocrazie

di Piero Innocenti il . Senza categoria

A leggere i dati sull’andamento del mercato mondiale delle droghe c’è da rimanere stupefatti. Da anni, ormai, stiamo vivendo in un mondo “drogato” ( in realtà non solo dagli stupefacenti) e non riusciamo a venirne fuori. Il rapporto delle Nazioni Unite (Unodc- World Drug Unit Report, presentato a New York a giugno 2012), aveva già fornito uno scenario globale riguardante i sequestri di droghe davvero inquietante. Alle “vecchie”, tradizionali droghe ( cannabis, eroina e cocaina), che continuano ad essere le più diffuse e che hanno causato la morte per intossicazione di circa due milioni di persone in tutto il pianeta nel biennio 2010/2011, si sono aggiunte quelle prodotte in laboratorio. Un “campionario” in continuo aggiornamento se si pensa alle 164 sostanze psicoattive identificate tra il 2005 e il 2012 e in gran parte sintetizzate in Cina e India. Se in Italia, sino ad oggi, non sono stati individuati laboratori clandestini, viceversa è notevole il numero di quelli sequestrati in molti paesi nel biennio 2009-2010 (ultimi dati aggiornati disponibili): 74, per la produzione di metamfetamine, in Asia; 687 in Europa, di cui 649 in Germania e Repubblica Ceca; 264 in Oceania e 8.180 negli Usa. Quanto alla produzione di pasticche di “ecstasy”, sono in prima fila gli australiani con 36 laboratori clandestini, seguiti dai 31 di Indonesia e Malesia e dai 27 dell’America del nord. Variazioni, anche piccole, nella formula chimica delle sostanze psicotrope, apportate dai chimici in laboratorio, consentono di eluderne l’inserimento nelle tabelle di proibizione previste nelle varie legislazioni antidroga, tabelle che, per quanto sollecite grazie anche ad un sistema di allerta nazionale ( quello italiano è inserito nel Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri), sono necessariamente in ritardo.

Un quadro non particolarmente positivo è quello che ci viene rappresentato dall’ultimo rapporto (15 novembre 2012) dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT) sulla evoluzione del fenomeno in Europa dove, in ben 19 paesi, nel periodo 2005-2010, si è registrato una tendenza all’aumento di reati collegati alle droghe e un calo in 7 paesi ( tra cui l’Italia, la Germania, Malta, i Paesi Bassi e l’Austria).In Italia, nonostante l’impegno delle diverse polizie e della magistratura, gli “affari” continuano ad andare a gonfie vele per le mafie italiane e straniere (in testa la ‘ndrangheta) e il denaro che entra nelle “casse” fa, evidentemente, anche comodo all’asfittico sistema finanziario italiano e internazionale, sempre più “assetato” di contante. E’ sufficiente dare un’occhiata ai dati del Ministero dell’Interno relativi al 2012 (non ancora stabilizzati ai primi di marzo 2013) dove, alla data del trentuno dicembre, si registrano oltre cinquanta tonnellate di stupefacenti sequestrate dalle forze di polizia italiane ossia il 25% in più rispetto allo stesso periodo del 2011 ( poco più di 39 ton.). Poco più di 27mila le persone arrestate -su un totale di 35mila segnalate alle varie Procure della Repubblica – per delitti collegati allo spaccio e al traffico, di cui oltre 12mila stranieri e più di 1200 minori.

Nessuna illusione, dunque, lo vado (stancamente) ripetendo da qualche anno, che si possa vincere questa “guerra alle droghe” fintantoché non ci sarà un mutamento,a livello internazionale, delle politiche antidroga che sono ancorate alle Convenzioni Onu del 1961, del 1971 e del 1988. Tentativi in questa direzione sono stati fatti ma tutti senza alcun risultato. L’ultimo, alcuni mesi fa ( anche questo fallito), con la richiesta avanzata al segretario generale dell’Onu, da parte dei governi messicano, colombiano e guatemalteco, di una revisione delle Convenzioni e di una conferenza internazionale. Non è un arrendersi, tutt’altro. Ma una riflessione seria si impone se si vuole veramente evitare che interi paesi, nei vari continenti, si trasformino definitivamente in narcoStati o, peggio ancora, diventino delle vere “narcodemocrazie”. Il vero problema rimane quello enunciato, venti anni fa, da Giuseppe di Gennaro, direttore per diversi anni dell’agenzia antidroga dell’Onu, quando sottolineava, riferendosi ai politici che “…in molte parti del mondo,compresa l’Italia, essi utilizzano il tema della lotta alla droga per ottenere consensi e sostegno…sanno che si tratta di materia che mobilità l’emotività delle folle e che parlarne, specialmente con toni magniloquenti, porta buon frutto. Nei fatti il loro impegno è inesistente”. Una riflessione amara ma drammaticamente attuale se diamo uno sguardo più attento intorno a noi.

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