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Il 21 marzo a Palermo per una “vita normale”

di Umberto Di Maggio il . L'analisi

Tutto comincio qui, a Palermo 18 anni fa, quando la madre di Antonio Montinaro, caposcorta del Giudice Falcone ci disse: ma perché nessuno ricorda mai il nome di mio figlio? Queste le parole di Don Luigi Ciotti che ieri, 21 marzo, ha voluto ricordare nella Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie i tanti martiri della violenza criminale. Tanti nomi, troppi per un paese che vuole essere normale. Una lista infinita che a leggerla bisognano ore e ore. Le iniziative della giornata sono cominciate allo ZEN di Palermo, un quartiere dove le scuole sono vandalizzate un giorno si e l’altro pure. Dove i condomini delle “insule” sono costretti a pagare il pizzo per avere l’allaccio alla corrente elettrica o alle utenze domestiche.

Durante la sobria cerimonia una ragazza ha preso parola. I miei genitori non mi permettono di scendere per strada perché hanno paura per la mia sicurezza. Così sono costretta a trascorrere i miei pomeriggi alla finestra. Ho voglia di un vivere in un quartiere normale, bello e pulito – ha aggiunto commossa – e sogno il giorno in cui avremo un giardino in cui giocare. Quel desiderio è stato presto esaudito. Il Corpo Forestale dello Stato, nell’ambito del progetto “Piantiamola, ha voluto donare agli istituti Falcone e Sciascia delle piante che sono stato subito messe a dimora. Lecci, sugheri, felci che sono testimonianza di come, anche allo ZEN, l’etica si deve unire all’estetica. Al pomeriggio poi, nell’aula consiliare del Palazzo delle Aquile del Comune di Palermo, alla presenza di centinaia di familiari di vittime delle mafie si è proceduto con la tradizionale lettura dei nomi e cognomi delle vittime delle mafie. A leggerli i consiglieri comunali, gli assessori, il sindaco, i tanti giovani e volontari di Libera, i rappresentanti di scuole, associazioni, sindacati e forze sociali.

Il primo diritto di ogni essere umano è quello di essere chiamato per nome, ha voluto ricordare il presidente nazionale di Libera, e non possiamo permettere a nessuno di calpestare la memoria di chi ha donato la propria vita per un Paese più libero e giusto. Dobbiamo fare di più ed unire ciò che le mafie dividono – ha aggiunto Flora Agostino, responsabile provinciale di Libera Memoria – attraverso il riconoscimento e la gratitudine per il lavoro svolto dai tanti uomini e dalle tante donne di Stato che scelgono ogni giorno di non girarsi dall’altra parte. Dobbiamo poi – ha sottolineato la sorella di Nino Agostino, poliziotto ucciso a Villagrazia di Carini il 5/08/1989 insieme alla giovane sposa – stringerci alle fatiche ed al dolore dei tanti testimoni di giustizia che oggi sono in pericolo.

A chiusura dell’iniziativa il regalo più grande. Il 21 marzo sarà la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie e sarà iscritta nello Statuto comunale della città di Palermo. Il dono più bello per un’associazione che proprio quest’anno compie 18 anni, l’età matura.

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Umberto Di Maggio

Umberto Di Maggio nasce a Palermo durante le stragi di mafia degli anni '80. Cresce nei vicoli della periferia, nel meticciato del Mediterraneo, mentre la città viveva la sua Primavera. Fugge rabbioso nel Continente per trovare la desiderata pace. Il sogno di un terra libera, invece, lo rimette in viaggio verso Itaca. Oggi, felice, coordina "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie" nell'Isola. Diritti, libertà, democrazia sono per lui il pensiero plurale di una Sicilia emancipata dall'infame peso di mafie e corruzione. Sociologo, è autore di “Siciliani si diventa”, un racconto che denuncia i traffici delle mafie internazionali nel mediterraneo. Sostiene Libera Informazione perché Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mauro Francese, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano sono giornalisti uccisi delle mafie. Nella loro memoria il mio (ed il nostro) impegno.

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