Una polveriera chiamata Colombia
In Colombia, un paese straordinariamente affascinante ma fortemente condizionato da endemici conflitti violenti, lo Stato ancora non riesce ad affermare il monopolio della forza. Se la guerriglia delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e dell’Eln (Esercito di Liberazione Nazionale), continua a dare moltissimi grattacapi al Governo (da mesi, a Cuba, proseguono i negoziati di pace avviati con le Farc) con attentati e scontri armati con le forze militari e di polizia, non c’è dubbio che il paese è costantemente sotto la lente d’ingrandimento degli organismi internazionali, in particolare americani, per la produzione e l’esportazione di cocaina verso i mercati mondiali (americano, latino americano, europeo, asiatico). Nonostante le tante battaglie vinte dalla Polizia Nazionale ( con centinaia di poliziotti morti) contro i cartelli e le diverse bande criminali, con ingenti sequestri di droghe, di precursori chimici, di arresti di capi e capetti, smantellamenti di laboratori clandestini, distruzione di piste di atterraggio clandestine, la produzione di cocaina si mantiene su livelli notevoli. Al di là delle discrepanze di dati rilevati e comunicati da parte americana, europea e colombiana, è un dato incontestabile che nel 1988 in Colombia vi erano circa 35mila ettari coltivati a coca, aumentati a circa 140mila nel 2002, poi, scesi a 100mila ettari nel 2004 ed oggi (alla fine del 2012) ancora a 64mila. E tutto questo nonostante le decine di migliaia di ettari fumigati con aspersione aerea di un erbicida, il glifosato (controversa la sua pericolosità per la salute umana) o eradicate a mano in tanti anni dagli uomini della valorosa Policia Antinarcoticos. Si pensi che soltanto nel 2012 sarebbero stati fumigati/eradicati circa 131mila ettari. La relazione UNODC sulla Colombia per il 2012 sarà pubblicata ai primi di giugno 2013 e solo allora vedremo se saranno confermati tali dati. Sarebbero, dunque, diminuite le aree coltivate a coca con una produzione stimata di cocaina di circa 345 tonnellate che è la più bassa degli ultimi quindici anni. Estensioni ridotte anche per il papaver somniferum (amapola), con circa 338 ettari e una produzione stimata di eroina di circa una tonnellata. Per la marjiuana le stime parlano di circa 2mila ettari. I problemi delle rilevazioni satellitari derivano dal fatto che i lotti coltivati a coca si sono ridotti di estensione passando gradualmente da 1,85 ettari a 0,65 o, addirittura,a meno di 0,25 e rendendo in tal modo più ardua la localizzazione. A questi espedienti, piuttosto efficaci, se ne è aggiunto un altro consistente nella coltivazione di coca sotto la dorsale di boschi in zone sempre più impervie, molto difficili da localizzare e spesso in aree a ridosso delle frontiere con Venezuela ed Ecuador ( si starebbero affinando tecniche con speciali sensori attivi (radar-lidar).
Impressionati i dati statistici nazionali riguardanti l’attività antidroga svolta nell’intero 2012: sequestrate 203 tonnellate di cocaina cloridrato, 4,3 ton. di pasta di coca,245 ton. di foglie di coca, 470 kg. di eroina, 361,2 ton. di marjiuana, 90.996 pasticche di ecstasy, 6299 ton. di precursori chimici solidi e 1585 ton. di precursori liquidi. Nel corso delle varie operazioni, condotte in zone boschive e impervie, sono stati localizzati e distrutti più di 2.400 laboratori di pasta e base di coca, 16 piste di atterraggio clandestine. Oltre 60mila le persone arrestate per delitti collegati alle droghe di cui 250 stranieri (4 gli italiani. Da ricordare anche l’uccisione di un cittadino italiano sequestrato a fini estorsivi).
Nel corso del 2012 si sono consolidate le formazioni di narcotrafficanti note come “Bacrim” (o bande criminali emergenti), nate dalla smobilitazione, iniziata nel 2006, dei gruppi paramiliari che, negli anni passati, avevano costituito le AUC (Autodefensas Unidas de Colombia). I danni e le violenze di questi gruppi, ai quali vengono attribuiti omicidi selettivi, sequestri di persona, massacri, persecuzioni, minacce alla popolazione civile, reclutamenti forzati, attentati con esplosivi, costituiscono una delle pagine più brutte delle storia colombiana. Oggi sono le Aguilas Negras,los Macacos, los Rastrojos, los Machos, los Nevados, la Oficina de Envigado, il gruppo dell’Erpac (Esercito rivoluzionario paramilitare antiterrorista di Colombia), a contendersi i mercati e le rotte delle droghe. Queste bande sono responsabili di un massiccio riarmo paramilitare con reclutamento di minori e di “smobilitati” delle ex AUC, in particolare nelle zone rurali e più depresse. Drammatici i dati forniti a novembre 2012 dal generale Josè Roberto Leon Riano, capo della polizia colombiana: oltre 25mila i minori, alcuni giovanissimi di età anche sotto i dieci anni, utilizzati nel piccolo spaccio e nel trasporto di piccole quantità di cocaina, anche a domicilio, per conto delle “bacrim”.
La Polizia Nazionale colombiana ritiene particolarmente pericoloso e foriero di gravissimi problemi per l’ordine pubblico il progetto di una “confederazione paramilitare” che si starebbe realizzando tra queste bande dopo un vertice del 2010 svoltosi segretamente nel dipartimento del Caquetà. Di tale formazione sarebbero entrate a farne parte sei gruppi e cioè Los Urabenos, Los Machos, Renacer, Erpac, Los Rastrojos e Los Paisas. Sullo scenario criminale le formazioni guerrigliere sono ancora protagoniste. Dopo una fase iniziale, lontana ormai negli anni, in cui la guerriglia si limitava a pretendere il pagamento di una tassa in cambio della protezione alle coltivazioni illecite e al trasporto della droga, da tempo, ormai le Farc gestiscono direttamente le coltivazioni di coca e di oppio commercializzando i prodotti secondo tariffe ben consolidate. L’ultimo laboratorio delle Farc per produrre cocaina da inviare al cartello messicano di Sinaloa è stato individuato il 14 marzo u.s. dai militari dell’esercito in una zona boscosa di Timbiqui (Dipartimento del Cauca). La Colombia, insomma, continua ad essere un’autentica polveriera.