Rassegna stampa 20 marzo 2013
In oltre mille a Casal di Principe in marcia per Don Peppino Diana, parroco ucciso dalla camorra nel 1994. Il racconto sulle pagine de “Il Mattino”, de “La Repubblica – Napoli” su “L’avvenire” (articolo a cura di Toni Mira). “Se lo fa beato anche la Chiesa è un di più per noi don Peppino Diana è già santo – ha detto ieri Don Luigi Ciotti durante la giornata dedicata a Don Diana. Il ricordo del prete anticamorra si svolge parallelamente all’insediamento in Vaticano del nuovo Papa, Francesco I, e in attesa di un nuovo inizio per la Chiesa cattolica, a maggio l’appuntamento con la beatificazione di Padre Pino Puglisi, ucciso a Brancaccio da Cosa nostra.
Oggi ha inizio, inoltre, il processo di appello per l’omicidio della giovane Elisa Claps. Già condannato in primo grado, Danilo Restivo, ancora tanti i punti oscuri della vicenda: le complicità e i silenzi. A Danilo Restivo ha scritto alcuni giorni fa proprio il vicepresidente di Libera, Don Marcello Cozzi, con una lettera aperta per chiedere che “parli” e racconti tutta la verità. Dalle colonne del “Messaggero” oggi il grido di dolore della madre di Elisa, Filomena che dichiara: «Io sono un moscerino, lui un gigante ma io non ho paura di Danilo Restivo e voglio incontrarlo, voglio parlargli». «Pensavo di incontrare i genitori di Restivo, pensavo che venissero – ha aggiunto – ma né qui né in Inghilterra c’erano. Dopo due anni volevo vedere quel mostro e quel serpente che hanno concepito». Il processo Claps seguito con alcuni approfondimenti anche dal portale on line di Repubblica – Napoli.
Sempre di vittime e di mafia si parla anche dalle pagine di “Repubblica Milano” in cui si ricostruisce dal verbale del giovane coinvolto nell’omicidio della testimone di giustizia, Lea Garofalo, la tragica fine del corpo della donna “bruciato” per far scomparire ogni traccia del delitto, a poche settimane dall’avvio del processo d’appello. L’articolo contiene due imprecisioni: Lea Garofalo, come spiegano da anni i legali che seguono la figlia, Denise nel processo, era una testimone di giustizia e non una “pentita”. Aveva raccontato agli inquirenti fatti rilevanti che riguardavano alcuni omicidi di mafia in Calabria ma non si era macchiata di alcun reato, nè aveva fatto parte attivamente dell’organizzazione criminale. La seconda: all’interno dell’articolo si fa riferimento agli avvocati Ilaria Ramoni e Enza Rando come “legali di Venturino (uno dei personaggi coinvolti nel delitto) invece le avvocatesse Ramoni e Rando seguono Denise Cosco, parte lesa nel processo e figlia di Lea Garofalo.
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