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Nomi e numeri contro le mafie

Irene Tagliapietra il . Senza categoria

(Dalla nostra inviata del campo di mediattivismo) 4 Km di percorso dalla Fortezza da Basso allo Stadio Artemio Franchi. Oltre 900 nomi da leggere e ricordare. Più di 150.000 partecipanti. Questi sono i numeri della 18° giornata della Memoria e dell’Impegno svoltasi a Firenze sabato 16 marzo e organizzata da Libera. Associazione nomi e numeri contro le mafie. Se tutte queste cifre, pur essendo importanti, non sono indispensabili per capire la giornata, i nomi invece lo sono. Sono fondamentali perché ci raccontano i protagonisti dell’intera giornata e infatti si trovano scritti sui petali colorati dei tanti fiori creati dai manifestanti in loro ricordo: migliaia di persone hanno camminato insieme, unite dalla speranza di un mondo libero dalle mafie, e si sono fermate a commemorare le vittime di quella lotta, per stare vicino alle famiglie e per rendere onore a chi è morto in modo che altri potessero vincere quella guerra. Non è retorica, né autoesaltazione: come lo stesso Don Luigi Ciotti ha detto nel suo discorso finale sul palco “non uccidiamoli una seconda volta con una memoria rituale, celebrativa, fine a sé stessa; la memoria deve sempre diventare impegno”.
Lo sanno bene quei 150.000, e lo sanno ancor di più quelli fra loro che ogni giorno, con le poche risorse di cui dispongono, cercano di diffondere la cultura della legalità nei rispettivi territori: chi da solo, chi con la propria famiglia e chi facendo parte di qualche associazione. Lo sanno alcune ragazze di un liceo classico vicino a Caserta, che già all’età di sedici anni hanno sperimentato cos’è la camorra. La loro voglia di esserci traspare dai visi colorati, dai fiori legati al polso e dalla passione con cui riportano la loro esperienza: vogliono far capire che si può vivere senza organizzazioni criminali perché “se finora sono sempre state presenti sul territorio, non significa che non possano essere sconfitte”. Lo stesso messaggio vogliono trasmetterlo alcune ragazze di Torre del Greco (NA) che da quattro anni partecipano a questa Giornata. Sul loro capo è posata una corona di fiori che richiama quella di Gesù, con una differenza: “la sua era una corona di spine per simboleggiare la sofferenza, la nostra è di fiori perché le vittime che ricordiamo oggi rappresentano il bene della società, non il male”. Ne è convinto anche Franco, un pensionato torinese di 73 anni che sventola una bandiera dell’A.N.P.I. e si commuove guardando tutti i giovani che lo circondano. Per lui, che aveva 4 anni durante la seconda guerra mondiale, questa “è la nuova forma di Resistenza, indispensabile per liberare l’Italia dalle mafie e dalla cattiva politica”. Lo sa bene Chiara, una ventenne arrivata da Marghera (VE) con il suo gruppo scout per “partecipare attivamente a questo bellissimo evento perché, come dice uno dei loro motti, “bisogna cercare di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”. Ne sono consapevoli Suor Letizia del coordinamento provinciale di Libera Versilia, che cammina con la bandiera della pace al collo, e tutti i rappresentanti dei Presidi e dei Coordinamenti di Libera, le associazioni, gli studenti, e i gruppi che provenienti da ogni parte d’Italia si muovono numerosi nel corteo, sventolando bandiere colorate e facendosi sentire a suon di slogan, fischietti e musica. Conosce quanta fatica stia dietro all’impegno sociale Lucia, professoressa di una scuola media fiorentina, che cerca di trasmettere i valori dell’antimafia e della legalità ai suoi ragazzi: “Abbiamo raccontato loro la strage di via dei Gergofili, accaduta vent’anni fa proprio qui a Firenze, descrivendone i particolari e raccontando le storie meno comuni in modo che i ragazzi potessero legarsi emotivamente. L’esperienza ci ha dimostrato che è un metodo più efficace poiché spesso i grandi eventi sembrano distanti e scivolano via senza destare interesse”. Questo è poi lo stesso motivo per cui, alla fine della lunga camminata, è calato il silenzio e sono stati letti i nomi delle vittime delle mafie di cui oggi siamo a conoscenza. Un elenco che ogni anno, purtroppo, si allunga perché le mafie continuano a uccidere. I nomi delle vittime rimangono impresse nel cuore di tutti quelli che il 16 marzo sono stati a Firenze. Questo è il messaggio di Libera e di tutti coloro che c’erano: continuare sempre a impegnarsi, facendo rete, imparando da ciò che è successo affinché non succeda più. Perché è vero che ognuno vale uno, ma nella vita, così come nel contrasto alle mafie, è importante essere in tanti per raggiungere un obiettivo comune.
Foto a cura di Tita Raffetti

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