A Firenze per conoscere. Il seminario del 16 marzo: “Zona grigia e consenso sociale”
Un 16 marzo per camminare insieme ai familiari delle vittime delle mafie, ai tanti arrivati da tutta Italia per rinnovare l’impegno contro le organizzazioni criminali. Ma anche una giornata di riflessione sui temi del contrasto ai clan. Il racconto del seminario “Zona grigia e consenso sociale. Riflessioni per lo sviluppo di politica antimafia credibile e responsabile” che si è tenuto a Firenze, nel pomeriggio del 16 marzo. All’interno l’articolo a cura di Concetta Contini.
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Zona grigia e consenso sociale. Riflessioni per lo sviluppo di politica antimafia credibile e responsabile
Le mafie e il consenso politico-sociale, la zona grigia e le relazioni “pericolose” tra politica, economia e criminalità organizzate sono stati gli argomenti al centro di uno dei seminari organizzati per la XVIII Giornata di Libera per la memoria e l’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle criminalità organizzate. Relatori d’eccezione i magistrati Giancarlo Caselli e Vincenzo Greco, il professor Ciconte, scrittore ed esperto internazionale, l’architetto Emanuele Nicosia dell’associazione Professionisti Liberi, Luigi Cuomo, esponente nazionale di SOS IMPRESA e presidente della Nuova Quarto Calcio per la legalita’, squadra del napoletano sequestrata ad un camorrista e affidata alla gestione del presidente Cuomo, David Gentili, presidente della commissione consiliare antimafia del comune di Milano. Ha coordinato il seminario Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico.
Il primo intervento è quello del dottor Caselli che ci ricorda come sia difficile riuscire a sintetizzare la questione della cosiddetta zona grigia, quella in cui ci si può sentire ancora nei limiti del lecito, pur sfiorando l’illegalità, quella zona in cui si barattano diritti con favori, quella in cui l’illegalità è funzionale al business, all’economia, quella zona in cui pecunia non olet e in nome degli affari e del dio denaro si scende a patti con la propria coscienza, la si baratta, la si anestetizza. Ci ricorda dell’anomalia che sussiste nel demandare alla magistratura il compito di tenere sotto controllo e di contenere questa anomalia della commistione pericolosissima politica-economia-criminalità
Molti decenni si sono persi in un atteggiamento quasi razzista del ritenere i fenomeni mafiosi problemi riguardanti solo il sud di Italia, solo alcune aree del Paese, per dover arrendersi, successivamente, all’evidenza della premiazione di tutto il territorio nazionale. E’ compito della magistratura e delle forze dell’ordine il controllo repressivo dei fenomeni di infiltrazioni e di alterazioni del mercato dovuti alla presenza di prassi correttive e di dominio mafioso e, allo stesso tempo è compito di cittadini attenti presidiare le città e fare scelte accorte e consapevoli negli affari, negli acquisti e, soprattutto, nella scelta dei rappresentanti politici che eleggiamo. Guai a pensare che nessun politico si salvi e che nessun politico sia capace, competente e onesto.
Il secondo intervento, quello del professor Ciconte che ci ricorda che la commistione politico-sociale delle mafie non è questione di oggi, ma è la forza delle mafie da sempre, da centinaia di ani in alcune zone del Paese, da diversi decenni in altre. È la vera forza delle mafie, è il cosiddetto consenso sociale che esse ottengono facendosi ritenere utili ed alternative a quelle istituzioni dello Stato troppo spesso percepite distanti dai cittadini. Negli ultimi anni è stata molto sottovalutata l’infiltrazione nel tessuto sociale delle mafie, relegando la questione a fenomeno puramente criminale. Così non è e così si sono persi decenni preziosi per una efficace lotta a questi fenomeni. Il rapporto mafia-politica nasce con la nascita delle organizzazioni criminali, il rapporto col potere politico ed economico è condizione centrale perché si configuri una situazione inquinata. Per molti anni si è negata l’evidenza dell’infiltrazione mafiosa al centro -nord d’Italia, causando un ritardo irrecuperabile nella prevenzione e nella protezione del territorio e del tessuto sociale ed economico.
La zona che comprende il territorio ligure, piemontese e lombardo è stata presa d’assalto dagli ‘ndranghetisti che ne hanno fatto terra di conquista utilizzando gli investimenti nella’economia del territori e il voto di scambio che ha consentito loro di entrare in regione con politici senza scrupoli, disposti a tutto per vincere le elezioni ed insediarsi nel governo dei territori. Occorre apportare alcune modifiche alle leggi che non contemplano il voto di scambio quando non ci sia passaggio di denaro ma “solo” scambio mediante appalti e favori. Occorre altresì ricordare i tanti amministratori locali che con coraggio si oppongono a questo sistema politico-culturale.
Nell’ introdurre l’intervento del relatore successivo, il moderatore Pierpaolo Romani ricorda come spesso accada che amministratori coraggiosi spesso perdano il consenso delle comunità da loro amministrate e restino isolanti, cosa che li pone in grande pericolo. È ora il turno di David Gentili, presidente della commissione consiliare antimafia del comune di Milano, di cui il sindaco Pisapia ha deciso di dotarsi e che vede quali consulenti a titolo gratuito un gruppo di cinque esperti coordinati dal prof. Nando dalla Chiesa per assistere e sostenere gli assessori e tutti coloro a cui spettano valutazioni e decisioni in ambiti parti volgarmente a rischio infiltrazioni mafiose.
Il dott. Gentili richiama alla responsabilità collettiva diniego consenso sociale alle commistioni politico-mafiose.
La classe dirigente e i professionisti, in particolare, rappresentano i nodi gangliari delle reti di relazioni criminali tra poteri politici, economici e delle criminalità organizzate. Si può ostacolare queste relazioni “pericolose” mediante un radicale cambiamento culturale e on l’utilizzo di norme e regolamenti che favoriscano ed incentivino la formazione di dirigenti ed imprenditori consapevoli.
A questo proposito si inserisce l’esperienza riportata dall’ architetto Emanuele Nicosia, professionista palermitano, che riporta l’esperienza dell’ associazione Professionisti Liberi che ha redatto un manifesto di 10 punti per riportare alla responsabilità dei professionisti di ogni settore rispetto alle tematiche della prevenzione e dell’ ostacolazione della formazione della zona grigia commistione politico-mafiosa. L’esperienza partita da Palermo in collaborazione con l’associazione Addio Pizzo ha raccolto oltre mille firme su tutto il territorio nazionale e gode delle collaborazione e del consenso di molti ordini professionali consapevoli della responsabilità sociale dei professionisti rispetto a queste tematiche. All’ iniziativa ha aderito, tra gli altri, Umberto Ambrosoli prima ancora della sua candidatura a presidente della regione Lombardia, aiutando l’associazione a raggiungere un buon successo di stampa.
Ultima testimonianza quella di Luigi Cuomo di SOS Impresa, presidente della Nuova Quarto Calcio per la legalità che racconta la sua esperienza di gestione di una società sportiva sequestrata ad un esponente della camorra nell’ hinterland napoletano. La squadra è diventata un baluardo di legalità, importante esempio di come si possano trasformare le situazioni negative a favore della legalità. Le società sportive, in particolare le squadre di calcio delle serie minori sono realtà di forte creazione di consenso sociale, visibilità che si trasforma facilmente in potere politico e criminale. Sponsorizzazioni “forzate” utilizzate per mascherare racket e estorsioni sono uno dei più facili utilizzi. La Nuova Quarto Calcio ha subito alcune intimidazioni in un crescendo di gravità. Occorre tenere alta l’attenzione su queste realtà e non lasciare soli coloro che si impegnano e lottano per legalità e libertà. Un bell’esempio di educazione civica e sociale.
La conclusione di questo intensissimo seminario è stata affidata al dott. Vincenzo Greco, magistrato anch’egli, che riprendendo i punti salienti dei relatori che lo hanno preceduto, ha ricordato e sottolineato l’importanza di riconoscere il cambio di pelle, di struttura messo in atto dalle criminalità organizzate che si sono immediatamente adeguate a gestire su vasta scala internazionale i loro affari di illegalità e morte. Ha ribadito, inoltre, la necessità di rafforzare la collaborazione giudiziaria in campo internazionale e costituire un impianto normativo internazionale che consenta di contrastare efficacemente la globalizzazione del crimine. Ci siamo lasciati con un richiamo all’ assunzione di responsabilità da parte d’ogni singolo cittadino attento e fedele alla tutela dei beni e degli interessi comuni e la rispetto delle regole e della democrazie.
Da Firenze è tutto.
Foto di Francoise Farano
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