La partita di Pasquale
Quella sera del 16 ottobre del 2012 il gruppo di fuoco appostato in una strada del quartiere di Marianella a Napoli attendevano l’arrivo di un giovane affiliato di un clan rivale. Tra le mani stringevano una foto scaricata da Facebook ed erano in attesa di un sms come segnale. Ma sbagliarono persona e, i numerosi colpi di pistola, lasciarono senza vita sull’asfalto Pasquale Romano. 30 anni e niente a che fare e che vedere con camorra e dintorni. Aveva appena salutato la sua ragazza per raggiungere gli amici per la partita di calcetto. Un giovane pieno di vita. Un giovane come tanti. All’alba di questa mattina è stato arrestato il killer che aveva materialmente premuto il grilletto sparando una quantità impressionante di colpi.
“Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più”. Con queste parole Salvatore Baldassarre spiegò poi a un altro affiliato al clan il clamoroso errore di persona costato la vita al giovane innocente. L’autore del delitto ha la stessa età della vittima. Quasi a indicare una guerra che a Napoli coinvolge una generazione. Quella stessa generazione sabato prossimo (16 marzo) affollerà le strade di Firenze per partecipare alla 18ma Giornata della Memoria e dell’Impegno proposta da Libera e Avviso Pubblico insieme ai familiari delle vittime innocenti di mafia. Saranno scanditi i loro nomi, saranno scolpiti i loro nomi. Nella coscienza di un Paese che spesso sceglie di voltarsi dall’altra parte o sembra non accorgersi. Almeno per questo è importante esserci. C’è più di una partita di calcetto che attende di essere ancora giocata. Con tutti i calciatori.
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