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Lezioni di mafia e antimafia all’Università Roma Tre

di Valentina Leone il . Progetti e iniziative

“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”: è con questa citazione di Paolo Borsellino che il giornalista Nicola Biondo, cronista da Palermo per l’Unità, ha aperto l’incontro tenutosi ieri presso la Facoltà di Lettere di Roma Tre, dal titolo “La trattativa Stato – mafia: dalla strage di Capaci al processo in corso”. Insieme a lui, sono intervenuti anche il prof. Siclari, docente di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Scienze Politiche e il prof. Carusi, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere. A moderare il dibattito, Norma Ferrara di Libera Informazione.
L’intervento di Nicola Biondo è un vero e proprio viaggio che inizia da Portella della Ginestra e arriva ai giorni nostri, passando per il ‘92, anno di esplosione della crisi di Cosa Nostra e dell’omicidio di Sandro Lima, la cui eredità sta per essere raccolta da Calogero Mannino, altro protagonista centrale della trattativa. Viene ricostruita la tela di rapporti intercorsi tra pezzi dello Stato e criminalità organizzata, e tra la mafia e i cosiddetti colletti bianchi: “il patto tra Stato e mafia, infatti, non riguarda solo le alte istituzioni del nostro paese, ma ha visto come protagonisti anche esponenti del mondo finanziario e dell’editoria”. Nicola Biondo racconta anche brevemente dell’”Infiltrato”, ovvero Luigi Ilardo, ex esponente di Cosa Nostra che, uscito dal carcere, decide di riscattarsi e di fare da infiltrato nell’organizzazione, aiutando le forze dell’ordine. La sua testimonianza viene raccolta dal colonnello Michele Riccio, ma due giorni prima del pentimento ufficiale, ovvero due giorni prima che la sua testimonianza possa essere validata per essere utilizzata al processo, Ilardo viene ucciso.

Interviene poi il prof. Siclari, tracciando un profilo giuridico costituzionale riguardo la Trattativa e il processo in corso, e non solo: si citano infatti anche episodi e figure che nel corso degli anni si sono affacciata nella giurisprudenza, e che hanno rappresentato il preludio di rapporti tra criminalità organizzati e, ad esempio, servizi deviati: è il caso di Gladio, ma anche quello della P2, che vide coinvolti esponenti del mondo finanziario e imprenditoriale ma anche autorevoli esponenti di alcuni pezzi deviati dello Stato. Un ultimo accenno riguarda la problematica definizione circa i nastri Mancino – Napolitano: la giurisprudenza sembra infatti divisa, e le ultime sentenze, che hanno di fatto ordinato la distruzione delle intercettazioni, hanno creato, di contro,  una situazione nettamente in bilico e di difficile decodificazione.

L’ultima parola va al prof. Carusi, docente di Storia contemporanea: si parte dagli anni delle stragi, Capaci, via dei Georgofili, analizzando cosa hanno rappresentato questi eventi per la società italiana, la svolta storica del riconoscimento di un rapporto concreto tra Stato e mafia. In mezzo a tutto ciò, un dato che si affaccia nettamente sulla scena: il paese sviluppa una coscienza del problema della criminalità organizzata, e ovunque, soprattutto nelle zone che vivono il problema più da vicino, si avviano processi di educazione alla legalità, che diventa un valore primario e riconosciuto. Un cambiamento epocale, che segna l’avvicendarsi di due periodi storici.

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