Trattativa: De Gennaro, «Avrei perquisito subito il covo di Riina»
E’ stato ascoltato oggi nell’aula bunker di Rebibbia il prefetto Gianni De Gennaro, nell’udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia del ’92 e’93. Intervenuto come teste, De Gennaro, tra l’altro, è parte offesa nel procedimento contro Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo che lo ha chiamato in causa, mostrando delle lettere del padre dimostratesi poi falsificate, per il ruolo svolto nel facilitare un accordo tra i vertici delle Istituzioni e i corleonesi.
Rispondendo alle domande del giudice Piergiorgio Morosini, l’ex capo della polizia ha negato di aver saputo di rapporti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino. «Non fui a conoscenza di rapporti tra il Ros e Ciancimino nel ’92 – ha dichiarato, aggiungendo che – di solito non si dava notizia di tali iniziative». Quanto alla mancata perquisizione del covo del boss corleonese nel 1993 da parte del Ros, si è limitato a dire che: «Io la perquisizione a casa di Totò Riina l’avrei fatta subito».
Infine, parlando dell’omicidio di Salvo Lima e della strage di Capaci, ha affermato di sapere che si è trattato della reazione di Cosa nostra sull’esito del maxiprocesso palermitano, divenuto definitivo nel 1991.
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