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Un limite all’azzardo

di Daniele Poto il . Progetti e iniziative

La campagna “Mettiamoci in gioco” è tornata a bussare alle porte della politica venendo ospitata al Senato per sollecitare i candidati a un severo impegno su otto punti indispensabili per riformare il gioco d’azzardo in Italia. Se la bolla speculativa descritta ed evocata dal sociologico Maurizio Fiasco si sta sgonfiando (in coincidenza della crisi il trend non è così splendido, 85 miliardi incassati alla fine del 2012 anche se i Monopoli, non casualmente, non hanno ancora diffuso ufficiale la cifra a febbraio 2013 inoltrato) la società dei disvalori fittiziamente narrata da questo mondo parallelo conserva un notevole tasso di pericolosità. Matteo Iori, presidente del Conagga, ha descritto “ombre e luci della politica”. E, per la verità, più ombre che luci. Dai finanziamenti palesi della campagna elettorale 2006 (dalla Snai in direzione par condicio un po’ di tutte le forze politiche) ai condizionamenti sulla politica del Ministero dell’Economia (strappo che è costata la riconferma di Milanese e Laboccetta, solo per citare due onorevoli cari a Tremonti e alla politica di sviluppo dell’azzardo).

Nel corso della giornata peraltro si è dato riconoscimento alla politica trasversale che non ha mai lesinato appoggio all’azione di contrasto: in particolare citazione di merito per gli onorevoli Baio, Lannutti, Li Gotti, Lauro (non a caso, non ricandidato), Chiti. L’azzardo si sta involvendo e ripiegando su stesso mentre diminuiscono i proventi dello Stato in una strana contraddizione istituzionale. Cresce la spesa, anche se non più con trend esponenziale, aumenta il numero delle vincite, ma non quello dei premi clamorosamente alti, quelli che cambiano la vita. L’arricchimento statistico fornito da Maurizio Fiasco è significativo. “Le maxi vincite hanno comportato un’entrata per i fortunati di 940 milioni di euro, una cifra inferiore del 40% a quella garantita nel 1994. Questo vuol dire che il numero dei giocatori a cui l’azzardo cambia la vita è sensibilmente inferiore a quello di venti anni fa. Il grande sogno sta sfumando”. C’è un ragionamento di senso comune che, se adottato dagli italiani, attenuerebbe le dimensioni del fenomeno: a fronte degli 800.000 giocatori dell’universo globale dei 36 milioni di praticanti  a cui l’azzardo ha rovinato la vita c’è una minoranza infima di premiati. E la maggioranza sta nel mezzo: perde moderatamente ma, di certo, nell’azzardo non trova sbocchi esistenziali. Maurizio Fea e Paolo Merello, rispettivamente per Federserd e Fict, hanno mostrato i limiti dell’inclusione della malattia patologica da gioco (errato chiamarla ludopatia) nei Livelli Essenziali di Assistenza del servizio sanitario nazionale in assenza di un funzionale ricarico economico. “Ci rimane solo l’arte di arrangiarci, a fronte di una domanda crescente sottolineata dal numero delle richieste sulla Help Line”. “Mettiamoci in gioco” ha riscosso la solidarietà arricchente di “Insieme contro l’azzardo”, rappresentata da Attilio Simeoni. E Filippo Torrigiani, a nome di “Avviso Pubblico” ha ricordato gli otto punti imprescindibili della domanda collettiva alla politica: moratoria sui giochi, restituzione del potere d’interdetto alle municipalità, semplificazione e unificazione delle aliquote sui giochi, devoluzione del fatturato per i LEA in ragione dell’1 %, regolamentazione delle pubblicità, adozione del registro unico per l’autoesclusione dai siti fondati sul gioco d’azzardo. Alcuni candidati si sono sintonizzati sulla validità delle proposte con una prima assoluta a Palazzo per il rappresentante del “Movimento cinque stelle”.

*Daniele Poto è giornalista e autore di “Azzardopoli” – libro sulle infiltrazioni mafiose nel gioco d’azzardo

Clicca qui per scaricare le proposte di “Mettiamoci in gioco” ai candidati al Parlamento

Clicca qui per leggere un approfondimento sulla “Malattia da Slot Machine” a cura di Giuseppe La Pietra

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