Rassegna stampa 11 febbraio 2013

“Quel voto di scambio che uccide la democrazia”. Così si intitola l’articolo in prima pagina su “La Repubblica” firmato oggi da  Roberto Saviano sul voto di scambio, i numeri del fenomeno e le cause. Saviano parla di un voto di scambio “acceleratore di diritti”, slegato dalla criminalità organizzata, ovvero il consenso elettorale fornito in base a promesse di ottenere un qualcosa che in condizioni normali richiederebbe tempi molto più lunghi. Di numeri parla anche Antonella Mascali, su Il Fatto Quotidiano, con un pezzo sui numeri forniti dalla procura generale della Corte dei Conti in merito alle truffe, per un giro economico di oltre 300 milioni di euro, da sommarsi a quelli dell’evasione (140 miliardi) e della corruzione (60 miliardi).
Su Il Mattino, invece,  un articolo firmato da Raffaele Cantone sulla questione dei condoni, con un focus sulla situazione campana: a livello regionale, infatti, il condono del 2003 non venne applicato e attualmente vi sono moltissime situazioni in bilico, motivo per cui, tra l’altro, la Campania risulta essere tra le regioni in bilico per quanto riguarda il voto. Cantone ricorda, infatti, come il fenomeno sia diffusissimo e, all’interno dei comitati formatisi per chiedere l’applicazione del condono, vi siano non solo comuni cittadini ma personaggi piuttosto ambigui e spesso legali alla criminalità organizzata.
Sempre sul quotidiano campano potrete leggere un articolo di cronaca sull’arresto di un imprenditore di Casal di Principe, ma residente da molti anni nel bolognese, Fabio Monaco, che per guadagnarsi l’affiliazione al clan aveva il compito di segnalare la presenza delle vittime al killer. L’uomo è stato rintracciato a L’Aquila e arrestato. Risulta aver collaborato con la fazione Bidognetti, del clan dei casalesi.  Il Quotidiano della Calabria riporta invece l’intenzione della procura di Nocera Inferiore di archiviare il caso De Grazia, nonostante gli ulteriori e importanti elementi emersi dai lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti tossici. Il procuratore Izzo ritiene però che permanga ancora troppa incertezza e vi siano troppi elementi non verificabili per riavviare le indagini.