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Su un bene confiscato ai boss, riuniti in assemblea oltre 250 referenti di Libera

di redazione il . Lazio, Progetti e iniziative

Prima c’era la ‘ndrangheta oggi  un percorso virtuoso di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Siamo a Monteporzio Catone, alla porte di Roma a “Villa Vecchia”, un hotel confiscato alle ‘ndrine nel dicembre del 2009, durante l’operazione Maestro.  Qui, oltre 250 referenti di Libera provenienti da tutta Italia  si sono dati appuntamento per fare il punto sul lavoro svolto e ripartire per i prossimi appuntamenti e impegni. «Don Luigi Ciotti: «ancora di più in questo momento di crisi, dobbiamo dare fiato alla speranza».

Corruzione “peste” nel Paese. Per tre giorni hanno lavorato insieme in assemblea e  nei lavori di gruppo misurandosi con la complessità di una associazione che mette insieme 1600 realtà associative in tutta Italia e numerosi cittadini aderenti, tante scuole e università, che lavorano in rete tutto l’anno. «Dobbiamo dare fiato alla speranza in questo momento di crisi e di sconforto che si respira nel paese – ha ribadito durante l’assemblea conclusiva dei lavori, Don Luigi Ciotti – e impegnarci ad abitare il presente e non fuggire dal presente. Le forze criminali mafiose non sono ai margini ma nelle fessure della nostra società. Il male deve essere riconosciuto e nominato con forza, avere il coraggio di chiamarlo con il proprio nome. Oggi la corruzione e le mafie sono la nuova peste del nostro Paese. La corruzione è una peste, i giochi criminali mafiosi sono la peste. Le tre C : condivisione, continuità e corresponsabilità devono rappresentare la bussola per dare forza al cambiamento e per difendere il valore delle parole dai manipolatori e seduttori. Non si scherza con le parole». Tanti gli appuntamenti in cui la rete dei volontari di Libera sarà impegnata in questi mesi, su tutti: la campagna contro la corruzione e per la trasparenza in politica “Riparte il Futuro”, il 16 marzo a Firenze ed il 21 in migliaia di piazza, scuole, parrocchie Libera celebra la XVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime di mafie e infine ad ottobre a Roma la terza edizione di Contromafie, gli stati generali dell’Antimafia. Educatori, amministratori, studenti, giovani lavoratori precari, operatori del terzo settore per tre giorni si sono confrontati su tanti diversi aspetti che caratterizzano il loro intervento sociale e antimafia sui territori. II popolo di Libera, nei seminari, ha ribadito con forza alcuni punti che tracciano l’identità di azione nel Paese, con l’aiuto di tre compagni di viaggio e animatori di Libera e del Gruppo Abele, Michele Gagliardo, Leopoldo Grosso e Enrico Fontana: la rete di associazioni ribadisce che è fuori dai partiti ma dentro la politica. “Significa essere apartitici ma non apolitici, consapevoli che la politica è passione, responsabilità, progetto”. Dalla politica Libera si attende coerenza, lungimiranza ma, prima ancora, onestà. Inoltre, Libera crede nella legalità come frutto di percorsi educativi basati sull’assunzione di responsabilità. “Una legalità non calata dall’alto – spiegano durante i lavori di gruppo – né piegata a logiche di potere volte a creare zone d’immunità e di privilegio”. Libera, infine, crede nella collaborazione con le istituzioni e con la politica e si sottrae perciò all’astensionismo e all’antipolitica perché le fughe dalla responsabilità che avvantaggiano chi mira al controllo sociale e vede nei cittadini una massa indifferenziata da condizionare e strumentalizzare a suo piacimento.

La responsabilità condizione per affermazione dei diritti. Chiedere tutto questo a istituzioni, società civile, scuole, cittadini è possibile solo se prima di tutto ciascuno fa la propria parte. Solo così – ricordano nei numerosi interventi dai tanti territori, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, possiamo chiedere agli altri – politica e istituzioni – di fare la propria. Non serve solo “fare” ma anche “saper fare”. Il modo in cui si agisce sui territori e il metodo sono parte integrante della credibilità e dell’autorevolezza di un progetto. I referenti regionali rifiutano la logica della “risonanza pubblica o dall’attenzione mediatica”: non è da questo che misurano l’efficacia di una azione per i diritti e la giustizia sociale. Al contrario, è la capacità di cambiare le cose e di far si che sia un cambiamento duraturo a stabilire l’efficacia di un intervento. “Una quotidianità tenace” dunque deve caratterizzare l’azione della rete di Libera sui territori. Al pari della politica, anche il “sociale” è chiamato a smascherare l’inganno delle parole – chiede Ciotti con forza. La stessa espressione “società civile” è un’espressione non solo stanca ma sospetta, usata per designare realtà di nome ma non di fatto. Se crediamo invece che una responsabilità non debba avere scadenze, dobbiamo parlare non più di “società civile” ma, senza indugi, di “società responsabile” – spiegano. «Se c’è una parola che la politica si guarda ormai dal pronunciare – impedita dalla stanchezza, dalla sfiducia, dalla rassegnazione a gestire l’esistente e a sfruttare rendite di posizione – è la parola utopia. Ma una politica incapaci di volare alto, d’investire e di sperare nel futuro – ossia di scommettere sul difficile per ottenere il possibile – siano una politica e un impegno senz’anima, lontani dai sogni e dalle aspirazioni delle persone e in particolare dei giovani». «Quello che Libera – nella sua trasversalità e nella sua diversità di punti di vista – è chiamata a fare soprattutto in un periodo di crisi come quello che la nostra società sta attraversando, chiosa Luigi Ciotti – è dare fiato alla speranza». «Cercando sempre più di essere, con umiltà e continuità – spiegano il vicepresidente di Libera, Marcello Cozzi e la coordinatrice nazionale, Francesca Rispoli – “operai dell’utopia”».

Foto a cura di Cosimo Marasciulo

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