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Scampia, cultura e calcio contro le mafie

di Giulia Baruzzo il . Campania

“..In campo i ragazzi sono tutti uguali, avviene un livellamento fantastico: il figlio del boss gioca con il figlio del giornalaio, il bambino cicciottello è un campione tanto quanto il ragazzino più veloce.” Così  Rosario Esposito La Rossa a Roma  racconta l’altra Scampia. Quella di tutti i giorni: molto spesso lontana dalle semplificazioni  e dai pregiudizi. A Roma  insieme a Libera e daSud Rosario ha presentato “Sotto le ali dell’airone”, il suo ultimo libro. L’animatore di questa piccola squadra di calcio è un ragazzo di quasi 25 anni che ormai da quasi una decina porta avanti una promessa che è diventata il sogno di tanti: restare a Scampia, la sua terra, e creare futuro per tanti giovani che come lui, ad un certo punto, hanno dovuto scegliere da che parte stare, e per tanti bambini che hanno il diritto di crescere liberi. “In campo non esistono differenze – racconta Rosario: non esistono vincitori ma vincenti. L’insegnamento più bello ma più difficile da trasmettere ai ragazzi è l’importanza di saper perdere senza essere dei perdenti e di saper vincere da vincenti, senza l’imbroglio e la prepotenza.” Questo libro infatti non parla di semplice calcio, non parla solo di una società calcistica ventennale, l’Arci Scampia, ma chiama all’ordine noi, come cittadini membri di una collettività, mettendoci davanti ai fatti, al sudore di volontari e sognatori che hanno trasformato in realtà progetti fino a qualche anno fa impensabili. Un’associazione, una casa editrice indipendente, un centro polifunzionale in costruzione, campi e campetti da calcio, una compagnia teatrale ben avviata, una comunità che si incontra e si confronta ogni giorno. Rosario, incontrando i partecipanti all’evento, parla di bellezza e di quanto sia necessario che i ragazzi la conoscano e la sappiano apprezzare, attraverso attività sportive, progetti di aree verdi, iniziative aperte alla collettività. “Così – afferma entusiasta – quando si troveranno a dover scegliere tra il compromesso, il denaro facile e l’impegno, sapranno da che parte sta la bellezza”.

In tutta questa storia non ci sono solo belle parole ma numeri, che in questo libro vengono celebrati con racconti di realtà quotidiana: 612 bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni che si allenano, ogni giorno, alternandosi, in un quartiere ormai stigmatizzando dai media e dall’opinione pubblica. Rosario regala al pubblico aneddoti, riflessioni personali, quasi come in una serata tra amici e cerca di trasmettere, attraverso le sue parole, quante emozioni e quanta vita ci sia dietro l’etichetta “Scampia”. Non ha stima della maggior parte dei giornalisti che hanno dimostrato interesse per la sua realtà negli ultimi anni, ma ha guadagnato fiducia nelle istituzioni con le quali, nella sua attività di allenatore, educatore, scrittore e attivista ha collaborato spesso. Questo ragazzo, come ci insegnano anche le grandi realtà che operano antimafia sociale nel nostro paese, parla sempre di un “noi” imprescindibile, fatto di bambini, genitori, fratelli, commercianti, padri incarcerati, amici, istituzioni, ragazze madri o madri e basta. Infatti, per questa comunità il calcio non è roba da soli uomini, è soprattutto terreno di sfida per le donne, per le mamme, che ogni giorno si mettono davvero alla prova, portando avanti la famiglia da sole, coinvolgendo i figli nelle attività comunitarie e donando il loro tempo alla stessa comunità.

Ogni immagine di Scampia raccontata dal giovane autore, ci mostra una realtà diversa da quella dei telefilm o dei telegiornali. Ci mostra che l’alternativa c’è e che il segreto per cambiare le cose è semplice quanto complesso: creare lavoro ed occupazione, creare soddisfazione e bellezza alla portata di tutti, nella legalità e nel rispetto dell’ambiente. Anche quest’ultimo infatti è un punto di forza del grande progetto associativo Vo.Di.Sca – Voci di Scampia – e cioè l’amore per ciò che ci circonda, come parte imprescindibile del nostro essere cittadini. Questo grande progetto parte da lontano, da un fatto molto triste, come l’omicidio di Antonio Landieri, cugino di Rosario, e si trasforma ogni giorno in speranza, portando con sé il messaggio che Rosario scrive a tutti come dedica all’inizio del libro: “Har Baje”, ovvero “Lascia la tua traccia”, un messaggio che un vecchio amico come Gino Strada una volta gli ha dedicato.

 

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