In che modo la disoccupazione giovanile paga il prezzo della corruzione nel nostro Paese. In che modo le risorse del welfare sono sottratte da tangenti, conflitti d’interesse, voto di scambio? Queste le domande che hanno portato alla nascita della campagna “Riparte il futuro” una piattaforma di proposte rivolte ai politici con un impegno concreto per trasformarle in leggi contro la corruzione. Ne abbiamo parlato con Francesca Rispoli, direttrice di Libera e portavoce della campagna che oggi viene presentata alla stampa, in via dei prefetti a Roma, con la partecipazione di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. «”Riparte il futuro” – spiega la portavoce della campagna – si prefigge di portare alla ribalta dell’opinione pubblica il tema della corruzione perché la cittadinanza si renda conto di quelli che sono gli effetti che la corruzione provoca nella vita di ciascuno».
La campagna parte durante il periodo elettorale che ci condurrà al rinnovo del Parlamento e del Governo così – spiegano gli organizzatori – la prima azione sarà proprio rivolta ai candidati in lista per un seggio in Parlamento. «Chiederemo loro di sottoscrivere la piattaforma di proposte contro corruzione. Il primo impegno che chiediamo ai candidati è quello di modificare l’articolo 416 ter che oggi prevede che il voto di scambio possa essere provato soltanto attraverso il passaggio di denaro e non attraverso “altra utilità”, cosa che viene prevista per altri tipi di corruzione – una azione da fare entro i primi cento giorni di governo spiega Rispoli. Noi sappiamo, infatti, che molto spesso in Italia viene effettuato consegnando in cambio “altre utilità” – continua – e questa prima modifica è la prima cosa concreta che chiediamo ai candidati che sottoscrivono la piattaforma». Non un impegno generico, né un impegno motivato da ricerca di consenso ma una piattaforma vincolante che creerà in parlamento un gruppo trasversale di deputati e senatori impegnati su questo argomento e su queste proposte.
Come si svolgerà. «C’è un simbolo che contraddistinguerà i candidati in parlamento, un braccialetto bianco con sopra scritto “cento giorni” con parola d’ordine che faremo girare attraverso i social network – spiega la portavoce della campagna. Per aderire i candidati cosa dovranno fare? Non sarà facile aderire per i politici chiederemo loro tutta una serie di garanzie, fra queste inviare il loro curriculum in cui evidenziare precedenti problemi con giustizia, mandare la loro situazione reddituale, e evidenziare eventuali posizioni di conflitto d’ interessi». Aderire, dunque, non è così immediato. Per fare tutto ciò i promotori della campagna hanno allestito un portale, ancora non sono partiti in maniera ufficiale ma hanno già raccolto oltre 5000 firme, molte di sostenitori illustri. Il portale sarà il luogo in cui i candidati potranno analizzare la piattaforma di proposte e in cui i sostenitori della campagna potranno monitorarla e trovare notizie sulla corruzione, numeri , dati, analisi.
Obiettivi e proposte. «E’ una azione mirata non a combattere la corruzione ma a sconfiggerla e per farlo – spiega Rispoli – sappiamo che vanno combattute una serie di leggi: dal conflitto di interessi, allo scudo fiscale, dal reato di auto riciclaggio, alla nuova legge anticorruzione. Ciò che ci preme capire – conclude – è in che modo la corruzione interviene sulle nostre vite. La nostra domanda è in che modo la disoccupazione giovanile paga il prezzo della corruzione, in che modo il welfare. In un momento di crescita zero quanto incidono i 60 miliardi di euro drenati da corruzione, ovvero mille euro all’anno per ogni Italiano». Un esempio concreto – chiosa la direttrice di Libera: «abbiamo calcolato che se fosse sconfitta la corruzione l’Imu sulla prima casa potrebbe essere soppressa senza alcuna sofferenza da parte dello Stato». Così da oggi riparte l’impegno di Libera e del Gruppo Abele riprendendo le fila della campagna
“Corrotti” che ha raccolto oltre un milione di firme e che oggi trova il luogo dell’impegno concreto in questa piattaforma contro mafie e corruzione.