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Campania, intimidazione a cooperativa anticamorra

di Aldo Cimmino il . Campania

Quattro colpi di pistola sono stati sparati al portone d’ingresso della Nuova Cucina organizzata, il ristorante di San Cipriano di Aversa, in Campania,  tra i promotori del “pacco alla camorra” e dove lavorano diversi disabili. Uno dei colpi ha quasi centrato il citofono. Un altro ha forato il muro sotto il quale passa un tubo per l’acqua piovana. L’episodio è accaduto una ventina di minuti dopo la mezzanotte del 31 dicembre. “Sparano perché con questa attività stiamo mettendo in crisi il modello camorristico socio- economico” dichiara a Libera Informazione Giuseppe Pagano, fra gli animatori del progetto.

 

Spari contro i cancelli di Via Po numero 12, a San Cipriano d’Aversa, che vuol dire secondo te?

Ritengo che questi sono colpi di coda dovuti ad una perdita di consenso da parte della criminalitàsul territorio, grazie anche ad un forte operato delle forze dell’ordine che in questo ultimo periodo hanno assicurato alla giustizia parecchi boss ed esponenti di spicco del clan dei casalesi e siccome erano abituati a fare i padroni adesso rispondono a quello che, per me, è un loro inesorabile declino.

Dunque, un avvertimento a Nuova Cucina Organizzata?

Sono un avvertimento a fermarci ma perché stiamo mandando in crisi il modello camorristico socio-economico. Penso anche che questi proiettili non sono rivolti alla sola cooperativa “Nuova Cucina Organizzata” ma alla rete di cui essa fa parte e cioè a quella comunità responsabile che su questo territorio, come su quelli delle altre provincie campane, sta facendo realmente la differenza.

Si sono registrati durante la scorsa estate altri atti intimidatori però tutti contro beni confiscati riutilizzati oggi tocca alla sede di Nco che non è in un bene confiscato. Cosa vuol dire secondo te?

NCO, certo, non è un bene confiscato ma con gli utili provenienti dal lavoro di questa cooperativa, per fare un esempio, è stato interamente ristrutturato il bene confiscato a Via Ruffini oggi dedicato a Domenico Noviello, vittima innocente della camorra, cosi come quotidianamente vengono cucinati e trasformati quei prodotti che provengono dalle terre confiscate alla camorra, i prodotti di Libera e delle cooperative che con impegno e corresponsabilità realizzano il “Pacco alla Camorra”.

Nco come capro espiatorio dunque…

In Nco identificano una forza territoriale molto forte. Nco, e questo voglio sottolinearlo con forza, è parte di una rete ampia. In questa rete c’è Libera, ci sono i familiari delle vittime innocenti di criminalità ci sono le cooperative e penso che dall’esterno ci vedano come forza sociale di responsabilità che avanza sempre piu.

Sabato prossimo ci sarà un’assemblea pubblica alla quale prenderà parte anche Don Luigi Ciotti, presidente di Libera…

È la dimostrazione di quanto appena detto, siamo una rete e la venuta di Don Luigi Ciotti non è una visita, sarebbe scorretto definirla cosi anche nei suoi confronti, ma è la vicinanza di una pluralità di soggetti e di realtà associative rappresentate da Don Luigi che è sempre stato vicino ai nostri percorsi; un accompagnamento che non ci è mai mancato e neanche questa volta mancherà.

Quale tassello manca, secondo te, per completare questo mosaico di corresponsabilità?

Per come la vedo io manca realmente è un progetto di economia alternativa, una politica che cominci a investire seriamente, per fare un esempio, nel campo dell’agricoltura senza attendere imprese che non arriveranno mai, che tuteli e investa nelle risorse del nostro territorio garantendo sviluppo e togliendo finalmente l’alibi del lavoro concesso dalla camorra.

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