Una manovra corretta
Quando il governo Monti ha presentato la prima bozza della legge di stabilità, non abbiamo risparmiato le critiche (si veda in proposito: “una manovra contro i più poveri”). In seguito, al testo presentato sono state apportate diverse correzioni, grazie anche ad emendamenti parlamentari, arrivando all’approvazione definitiva della legge con alcuni aspetti decisamente più positivi rispetto alle premesse. Vediamo alcuni significativi esempi:
1) Anzitutto è stata tolta la retroattività di alcune norme, che si volevano applicare già nel 2012. Si trattava diuna proposta palesemente incostituzionale ed è stata giustamente eliminata.
2) L’ipotizzato aumento dell’aliquota intermedia dell’IVA dal 10% all’11% è stato accantonato. È una buona notizia per l’equità fiscale, poiché l’aumento avrebbe inciso in modo proporzionale su tutti i contribuenti, facendo parti eguali tra diseguali.
3) Il governo ha rinunciato alla diminuzione di 1 punto delle prime due aliquote IRPEF e in compenso ha aumentato le detrazioni per i figli, in particolare per quelli piccoli e ancor più con disabilità. Si tratta di una buona correzione, poiché in questo modo si favoriscono le famiglie anziché i contribuenti più abbienti che(al contrario dei cittadini con redditi molto bassi) avrebbero usufruito pienamente della diminuzione dell’IRPEF relativa ai primi due scaglioni.
4) Il preannunciato tetto massimo di 3.000 euro per la detraibilità è stato soppresso. Se fosse stato introdotto avrebbe disincentivato la richiesta di documentazione fiscale e di fatto aumentato l’evasione.
5) L’introduzione di una franchigia di 250 euro per le erogazioni liberali è stata cancellata. Al contrario, le donazioni a favore di onlus per iniziative umanitarie dal gennaio 2013 saranno detraibili al 24% (anziché al 19% precedente).
Un piccolo ma significativo incentivo per la solidarietà.
In definitiva, bisogna riconoscere che sostanzialmente sui punti critici indicati il governo e il parlamento hanno introdotto ampie modifiche migliorative o addirittura cambiato completamente rotta.
Da un lato stupisce come un governo di persone competenti possa aver anche soltanto ipotizzato l’introduzione di novità così palesemente ingiuste. Dall’altro occorre sottolineare sia il ruolo propositivo del parlamento che ha emendato il testo originario della legge di stabilità, sia la disponibilità del governo a tener conto delle osservazioni critiche e a cambiare – anche radicalmente – impostazione alle scelte da adottare.
Ciò non significa che tutti i provvedimenti contenuti nella legge di stabilità siano equi e condivisibili. Per esempio, l’imposta di bollo sui prodotti finanziari (che passa da 0,10% a 0,15%) è ingiusta, poiché si tratta di una tassa proporzionale e soprattutto perché impone un minimo di 34,20 euro (che penalizza i piccoli risparmiatori) e un tetto massimo di 4.500 euro per le società (che favorisce i grandi investitori). Di fatto si tratta di una forma regressiva di tassazione, che va nel senso opposto a quello stabilito dall’art. 53 della Costituzione.
È evidente che in un testo così ampio come la legge di stabilità coesistono contemporaneamente luci ed ombre, però nella versione definitiva sono state introdotte alcune significative misure a favore delle famiglie e della solidarietà. Non vederle e non riconoscerle sarebbe disonesto.
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