Ha importato tonnellate e tonnellate di cobret, la famigerata droga che fa saltare il cervello a chi ne fa uso. E’ rimasto nell’ombra in tutti questi anni di guerre di camorra e faide sanguinarie. Uomo d’esperienza e cresciuto criminalmente scrivendo all’ombra del boss Paolo “Ciruzzo” Di Lauro . Un lungo apprendistato che nello scenario mutuante e veloce del potere dei clan gli è valso un suo piccolo spazio di autonomia e legittimità verso gli emergenti. Attento e zelante a non far saltare mai gli equilibri, Antonio Leonardi, 52 anni, nelle dinamiche fluide delle camorre della periferia Nord della città si era ricollocato nel gruppo emergente dei cosiddetti “Girati” della Vannella Grassi di Secondigliano. Un manager che con le sue relazioni criminali internazionali ha portato in dote alla nascente fazione-clan un valore aggiunto di affari e occasione di investimenti. Si nascondeva come un topo per scansare le manette. Da poche settimane era stato inserito dal Viminale nella lista ristretta dei wanted da ricercare su tutto il territorio nazionale e artefice del bagno di sangue della terza guerra di camorra nell’area Nord. Gli investigatori attribuiscono proprio a Antonio Leonardi, detto “Chiappellone” un ruolo apicale e di guida dei “Girati”. Insomma il manager della droga “lavorava” anche alla pianificazione di strategie criminali e discuteva di ipotesi espansionistiche della Vannella Grassi. L’intelligence della Questura di Napoli da circa un mese aveva concentrato i migliori uomini e mezzi sulle tracce del latitante. Acciuffare Leonardi significava bloccare in parte l’approvvigionamento degli stupefacenti sulla piazza internazionale.
Fiato sul collo. Indagini serrate e segrete. Venti uomini scelti della sezione catturandi della Squadra mobile della Questura di Napoli e del commissariato Vicaria-Mercato lo hanno braccato. Il vuoto attorno. Una pressione investigativa che tra la vigilia di Natale e la festa di Santo Stefano si è fatta asfissiante: una vera tenaglia e che ieri sera ha portato all’arresto di Leonardi. Un colpo durissimo inferto al clan di Secondigliano che avrà una sicura ripercussione negativa su tutta l’organizzazione camorristica composta dai “Girati” e dal clan dei Di Lauro capitanati dal figlio di Ciruzzo o’ milionario, il latitante 32enne Marco. Non appena “Chiappellone” si è visto addosso gli agenti ha abbassato il capo e sussurrato: “Sono io la persona che state cercando”. I segugi degli 007 della Questura da tempo erano sulle tracce. La foglia l’hanno mangiata quando avevano intercettata nel quartiere Vicaria a pochi passi dalla Stazione Centrale la moglie dell’uomo. Hanno così cominciata a seguirne gli spostamenti e monitorarla nelle sue uscite: prevalentemente per fare la spesa. Pedinamenti mimetizzati sempre più invasivi e precisi che ben presto hanno portato i poliziotti in via Giuseppe Ricciardi, stradina non molto lontano da piazza Garibaldi. Era qui che in un palazzetto anonimo di tre piani si nascondeva il latitante. Un appartamento modesto con una branda a due posti, un frigo e qualche mobile. Un tugurio. Forse giusto per trascorrere l’ultimo dell’anno e poi organizzare un’altra fuga in un altro covo. Così non è stato. Il blitz è scattato quando gli 007 hanno avuto la certezza che Leonardi si trovasse nell’appartamento. Era disarmato e non ha opposto alcuna resistenza. L’abitazione risulta di proprietà di un pensionato che è stato fermato per il reato di favoreggiamento. Un successo investigativo che mette di buon umore il questore Luigi Merolla e il nuovo capo della Squadra Mobile, Ferdinando Rossi.
Il boss era ricercato dal 15 ottobre scorso inseguito da un’ordinanza cautelare sottoscritta dal Gip Antonella Terzi, su richiesta dei pm Stefania Castaldi, Maurizio De Marco e Vincenza Marra. Leonardi viene indicato come un narcotrafficante e un riciclatore di proventi illeciti in attività commerciali nella Capitale in particolare nel business dei centri scommesse sugli sport nazionali. Con l’arresto di “Chiappellone” comincia ad indebolirsi il gruppo dei “Girati”. Resta ancora uccel di bosco con i gradi di capo solo Antonio Mennetta che vede la sua azione criminale molto ridimensionata e quasi assorbita dalle strategie dell’altro latitante Marco Di Lauro. Un’alleanza quella con la Vannella Grassi per consumare una vendetta da tempo studiata nei minimi dettagli contro i cartelli Amato-Pagano e Abete-Abbinante-Notturno cioè coloro che nel 2004 scatenaro la prima faida contro suo padre il boss Paolo Di Lauro. Intanto non si ferma la lotta alle piazze di spaccio. In un box auto del quartiere Secondigliano sono stati scoperti quasi quattro chili di stupefacente dai carabinieri della compagnia Casoria in collaborazione con i colleghi della compagnia Stella. La scoperta è avvenuta lungo via Giuseppe Spano, un’area sotto l’influenza del clan della Vannella Grassi. Qui in un box, i militari dell’Arma hanno scoperto, 15 involucri in plastica contenente eroina per un peso complessivo di 1,5 kg e 1.680 dosi di eroina che pesavano 1,54 kg, ed in più un involucro in plastica contenente 400 grammi di cocaina, e 9 mila bussolotti in plastica, vuoti, pronti per confezionare stupefacenti. Tutto il materiale è stato sequestrato. Sono in corso indagini per identificare l’utilizzatore del box.