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Lecce, sequestrati beni per tre milioni di euro al clan Padovano

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce (guidati dal colonnello Vito Pulieri) ed i carabinieri del Ros (agli ordini del colonnello Paolo Vincenzoni) hanno eseguito il decreto di sequestro anticipato emesso dal Presidente della Prima Sezione Penale, Gabriele Perna, su richiestadel sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone. Ad essere colpito il patrimonio del capo clan della Scu gallipolina Pompeo Rosario Padovano, degli eredi del defunto boss Salvatore Padovano e dei sodali Giorgio Pianoforte e Cosimo Cavalera. Un risultato importante conseguito grazie ad una certosina attività investigativa che ha posto le sue fondamenta su quanto già emerso nell’ ambito delle complesse inchieste “Galatea” e “Canasta”. Inchieste condotte parallelamente e in coordinamento investigativo, nel triennio 2008-2010, dal Ros (per quanto riguarda l’ inchiesta Galatea) e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza (per quanto riguarda  l’ operazione “Canasta”).

 

Indagini che hanno consentito di fare chiarezza sull’ omicidio di Salvatore Padovano, alias “Nino Bomba”, e sulle contiguità fra gli esponenti del clan e settori dell’ imprenditoria, della politica e della pubblica amministrazione. Un delitto di mafia, avvenuto nel settembre 2008, scaturito dagli attriti nati tra i Padovano all’ indomani della loro scarcerazione. In questo contesto, secondo l’ accusa, Rosario Padovano avrebbe maturato la convinzione di commissionare l’ omicidio del fratello al sicario reo confesso Carmelo Mendolia. Tra i beni sequestrati figura anche la pescheria “Il Paradiso del Mare” davanti alla quale avvenne l’ omicidio. Questa attività è intestata a Giorgio Pianoforte finito in carcere e sotto processo con l’ accusa di aver invitato la vittima ad uscire per strada dove, ad aspettarlo, c’ era il killer. Ma vediamo nel dettaglio quali beni sono stati colpiti dal sequestro anticipato ai fini della successiva confisca: due società a responsabilità limitata, due società cooperative, un’ impresa individuale, un immobile ad uso esercizio commerciale, cinque immobili ad uso abitazione, un immobile ad uso box/garage, due appezzamenti di terreno, tre lotti edificabili, sedici auto e motoveicoli.

 

Valore complessivo: tre milioni di euro. “E’ stato inferto un duro colpo al clan Padovano – ha affermato il Procuratore Capo Cataldo Motta – in quanto la criminalità organizzata oggi soffre più della privazione delle risorse economiche che della libertà personale dei suoi esponenti. Questo provvedimento è l’ ennesima conferma del crescente interesse della Procura per le misure di prevenzione. Siamo tra i primi ad occuparci di sequestri e confisca di beni appartenenti a personaggi mafiosi deceduti. Un grazie va ai militari del Ros e del Gico che, lavorando in sinergia ancora una volta, hanno dimostrato quanto la collaborazione tra le forze dell’ ordine possa portare ottimi risultati”, ha concluso il Procuratore.

Se il sequestro sarà  convalidato in occasione dell’ udienza del 9 gennaio prossimo davanti ai giudici della Prima Sezione Penale, la Procura potrà presentare la proposta di confisca

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