La scarcerazione del boss Parisi e il ruolo dell’informazione
A Bari tutti lo conoscono con il diminutivo. Per tutti è semplicemente “Savinuccio”. In realtà si tratta di Savino Parisi, il boss che controlla traffici e malavita nel capoluogo pugliese. Da ieri è passato dal carcere duro alla libertà perché sono decorsi i termini di custodia cautelare per l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati. I magistrati che avrebbero potuto chiedere di prolungane i termini, non l’hanno fatto. Mentre si cercherà di capire meglio cosa è realmente successo, preoccupa la simpatia che il boss del Quartiere Japigia riesce a suscitare attorno a sé.
A quanto si legge, ieri decine di persone si sono accalcate nei pressi dell’abitazione di Parisi per festeggiarne la libertà recuperata. Ma sconcerta ancora di più leggere articoli di giornali in cui il boss viene indicato con il nome di battesimo o addirittura col vezzeggiativo. Un modo di comunicare che ne esalta la simpatia, lo rende vicino ai cittadini, quasi naif rispetto ai reati che gli vengono attribuiti o a quelli per i quali anche in passato ha scontato lunghe detenzioni. Insomma un boss senza scrupoli può essere trasformato in un innocuo personaggio di quartiere come fosse il barbiere all’angolo della strada. E questo non fa bene. Alimenta una mentalità che non aiuta a comprendere e contrastare le mafie.
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