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Gioco illegale: 49 clan coinvolti, oltre 15 miliardi il fatturato delle mafie

Di Daniele Poto* il . L'analisi

“Mettiamoci in gioco” la campagna in rete che riunisce 21 associazioni,  continua il suo percorso. Oggi all’autorevole presenza di otto senatori della Repubblica nelle austere sale di Palazzo Madama si è parlato di cifre, business criminali, dipendenze connesse al gioco d’azzardo nel nostro Paese. Un giro d’affari che per il 2012 si attesta su un range compreso tra gli 88 e i 94 miliardi legali (a cui aggiungere, stima per difetto, gli almeno 15 illegali) è stata documentata la contraddizione istituzionale irrisolta. Diminuisce la spesa per il gioco, aumentano le vincite, decresce l’incasso per lo Stato. L’equazione di sistema non funziona e la bolla speculativa impiantata dallo Stato rischia di sgonfiarsi da un momento all’altra, lasciando sul piatto detriti che sono patologie riassumibili in un universo di 800.000 malati bisognosi di cure. 

Il decreto legga Balduzzi, per esplicita ammissione anche dei politici presenti, non ha risolto questa palese contraddizione. Non basta inserire il Gap, la malattia patologica nei livelli essenziali di assistenza, per far trovare quieto ausilio nelle Asl o nei Serd ai giocatori compulsivi. Se i Lea non vengono finanziati in regime di spending review i soldi bastevoli sono pura utopia. E questo quando la pianificazione finanziaria dello Stato prevede un dimagrimento di 24 miliardi per la Sanità di qui al 2014, come se non bastasse l’allarme del Premier Montisui “conti che non tengono più nelle Asl”, “grido” ritoccato qualche ora più tardi con una poco convincente correzione di rotta. Matteo Iori, il primo ricercatore a occuparsi del problema dal lontano 2001, ha documentato nell’occasione i costi sociali dell’azzardo, una stima appoggiata a ricerche contigue sul campo. 
Ebbene, a fronte degli 8 miliardi scarsi che lo Stato incasserà nel 2012, c’è un costo sociale stimato in 6 miliardi in aggiunta a 3,8 miliardi di mancato versamento dell’Iva, nel caso in cui i 18 miliardi di euro, sul fatturato complessivo, che non tornano ai giocatori in forma di montepremi, fossero spesi in altri consumi. E poi c’è la contiguità con i clan malavitosi, mafiosi e non. Presentato oggi, inoltre,  Azzardopoli 2,0, aggiornato ai nostri giorni, in cui l’anagrafe dei gruppi criminali dalle 41 unità di inizio anno, si è ampliata a macchia di leopardo fino a 49 consorterie, rendendo sempre più obsolescente la contestazione mossa a Saviano dall’allora Ministro dell’Interno Maroni (“Le mafie non sono insediate in Lombardia”). Ora l’allocazione è completa se un clan come quello di Lampada è arrivato a trattare la definizione di decreti sui giochi nelle segrete stanze del Ministero dell’Economia, a dimostrazione del grande grado di penetrazione del sistema mafioso come corpo canceroso all’interno delle istituzioni. 

Oggi regioni come la Lombardia e l’Emilia sono all’avanguardia nella malversazione criminale. Pavia si conferma il capoluogo di provincia più pericolosamente esposto come media di spesa pro capite ma la sorpresa è stata di trovare al primo posto l’Abruzzo nella graduatoria per regioni, dove, peraltro, il primo posto, secondo una concezione del vivere civile, dovrebbe essere considerato l’ultimo. La senatrice Baio e la collega Mongiello hanno battuto il tasto della forte lobby parlamentare pro-Giochi. Uno zoccolo duro silente che non interviene palesemente, non si espone nelle discussioni parlamentari ma che, al momento giusto, piazza l’emendamento letale o il voto contrario su ogni tipo di sensibilizzazione legislativa sui pericoli di del gioco d’azzardo. Si è proposta una lettera d’intenti che dovrebbe essere sottoposta a tutti i candidati in un arco trasversale di partiti il cui punti d’arrivo dovrebbe essere la constatazione della gravità del problema, prima necessaria forma di autocoscienza per risolverlo, anche se a monte servirà un grande lavoro di sensibilizzazione culturale. Non solo giurisprudenziale. 
Il 2013 annuncia nuove svolte (e pericoli) con il poker online (bando per 1000 chat room) e le slot online nel tentativo di trovare nuove compromissorie forme di finanziamento.
* Daniele Poto, giornalista. E’ autore di Azzardopoli, il primo dossier sulle infiltrazioni mafiose nel gioco illegale e di “Azzardopoli 2.0” l’aggiornamento del dossier presentato oggi a Palazzo Madama, realizzati con Libera. 

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