Narcotraffico, mafie gestiscono business. Serve legge contro l’autoriciclaggio
Un giro d’affari miliardario. Così viene fotografato nel
rapporto Narcotraffico 2012 il traffico di droghe in Italia e nel mondo nell’ultimo anno. L’analisi della Fondazione Icsa,
in collaborazione con la Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno e con l’Arma dei Carabinieri, è stata presentata ieri alla Camera dei deputati. «La droga rimane il
business più’ lucroso, non solo per la criminalità organizzata italiana e
straniera – spiegano i curatori del rapporto – ma anche per alcune organizzazioni
terroristiche, che si avvalgono dei profitti ottenuti con il traffico di
sostanze stupefacenti, per l’autofinanziamento e l’acquisto di armi e
strumentazione di prima scelta». Numeri,
cifre e caratteristiche di questo fenomeno che riguarda tutti i Paesi e che non
sembra conoscere battute d’arresto sono contenute nell’analisi annuale presentata
ieri pomeriggio alla presenza, tra gli altri, del presidente Gianfranco Fini,
del generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, del capo della Polizia,
Antonio Manganelli, del procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e dello
scrittore Roberto Saviano.
I numeri del Rapporto 2012. Ma chi gestisce questa vasta rete del narcotraffico e quanto è alto il profitto delle organizzazioni criminali? Secondo il rapporto eroina, cocaina, cannabinoidi e droghe sintetiche viaggiano sulle rotte appunto del narcotraffico, che vanno dal continente americano a quello europeo, coinvolgendo Africa, sud-ovest asiatico, Australia, e altri Paesi ancora. Senza dimenticare Paesi come Peru’, Colombia e Bolivia, produttori di cocaina, e Venezuela, Ecuador ed Argentina che rappresentano zone di transito e partenza della polvere bianca. Nel 2011 le persone segnalate all’Autorità’ giudiziaria sono state 31.640 e nel 2012 finora 29.084. Tra queste ultime 23.154 sono state arrestate e 5.627 segnalate in stato di libertà. Mentre il numero di minori segnalati e’ 10.150. In totale le operazioni antidroga condotte dalle forze dell’ordine nel 2011 sono state 19.840, nel 2012 invece 19.290. Si tratta di un giro d’affari miliardario, per intenderci: un kg di cocaina, dopo il taglio, produce circa altri 3 pronti per lo spaccio. Il costo di una dose oscilla tra i 57 e gli 82 euro che, per un kg di coca, può fruttare dai 31.500 ai 44.250 euro. Sono 32.420,799 i chilogrammi di sostanze stupefacenti o psicotrope sequestrate in Italia nel 2011 da parte delle forze dell’ordine. Mentre, dal gennaio 2012 al 31 ottobre, i chili diventano 43.624,677, con un incremento del 34,56 per cento. In Italia le rotte del narcotraffico intercettano, quindi, le organizzazioni mafiose locali: Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta. Quest’ultima, in particolare, oggi detiene la leadership perché ritenuta tra le organizzazioni la più forte e affidabile proprio per la natura ‘familiare’ della stessa.
Network criminali internazionali. «Le opportunità che il narcotraffico ha offerto e continua ad offrire in termini di autofinanziamento hanno prodotto anche interazioni tra organizzazioni terroristiche e narcotraffico. Ma anche altri reati: che il riciclaggio avvenga attraverso complicate triangolazioni con istituti di credito e società offshore o semplicemente tramite il money transfer, come e’ stato accertato nel caso di finanziamenti ai campi di Al Zarkawi in Iraq, nel nostro paese spiega il rapporto, i margini per contestare lo specifico reato appaiono notevolmente ridotti rispetto a quelli delineati da altri sistemi penali, non essendo tuttora perseguita l’ipotesi dell’autoriciclaggio quale autonomo reato’. Sotto il profilo dell’accertamento, nel nostro sistema penale viene richiesto, infatti, che il riciclatore non abbia concorso nel delitto principale, per cui il riciclaggio viene immaginato come sistema scisso, rispetto a quello di produzione della ricchezza illecita. L’introduzione della fattispecie dell’autoriciclaggio, potrebbe invece costituire il completamento di un sistema normativo che vede l’Italia come uno dei Paesi all’avanguardia nel settore del contrasto ai patrimoni illeciti della criminalita’ organizzata. Mancano inoltre, regole comuni ai diversi Paesi, per un contrasto globale al fenomeno sul piano internazionale. “La stessa Europa – affermano – e’ un’area a legalità variabile, ove proprio le differenze fra le legislazioni aprono varchi insperati alle organizzazioni criminali”. Reati che generano reati e si sviluppano attraverso altri reati. La caratteristica comune a tutti questi fenomeni, in ogni caso, è di essere gestiti e sfruttati da network criminali transnazionali, capaci di stringere alleanze in maniera sistemica ovvero per una singola transazione o affare. L’ambito d’azione è generalmente diversificato e può riguardare più interessi illeciti; in questa maniera si amplia la propria capacità e quindi la portata della minaccia.
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