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I Siciliani Giovani a Bologna: facciamo rete e siamo liberi

A cura di Salvo Ognibene il . Emilia-Romagna

“Un giornalista connivente è anche quello che non scrive, tanto quanto quello che scrive il falso”; con le parole della professoressa di Mafie e antimafia, Stefania Pellegrini, si è aperto il dibattito sul tema, scandagliato da due giorni dai ragazzi della redazione di Diecieventicinque, insieme a ospiti e relatori che del tema, mafie, si occupano ogni giorno. Il primo incontro – I Siciliani Giovani: un anno (più trenta) di libertà –  ha celebrato il ritorno in edicola dopo 30 anni de “I Siciliani”, lo storico giornale di Pippo Fava. Era rinato sul web un anno fa, guidato da Riccardo Orioles. “Io Scidà e Caselli volevamo ritornare in scena con le stesse vesti di 30 anni fa, ma per fortuna i giovani hanno preso piede e mi hanno indicato la strada. I Siciliani era esattamente questo: non c’era Riccardo anziano signore, c’era Riccardo presuntuoso ragazzo e come lui altri 10 ragazzi. Ed è proprio dall’unione dei ragazzi che i Siciliani deve ripartire. Siamo un arcipelago di zattere, ma siamo liberi come l’aria”. Con queste parole Riccardo Orioles ha presentato al pubblico bolognese la nuova veste de I Siciliani, in Aula 3 di Giurisprudenza, martedì 27 novembre.
A parlarne c’è stato anche Giacomo Di Girolamo, direttore di Rmc 101 e marsala.it e nella rete de I Siciliani: “Io sono un giornalista residente. Nei giornali italiani non si racconta più il territorio. Questo progetto ha un senso perché recupera il senso dei fatti con il racconto del territorio. Si può fare un giornalismo di provincia senza essere provinciali; dai margini spesso si raccoglie molta più verità”.  Gerardo Bombonato, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, in riferimento al ddl sulla diffamazione a mezzo stampa (il cui articolo 1 è stato bocciato in senato il 26 novembre) ha detto: “Tutti i governi, dal ’94 in poi, hanno cercato di fare proposte di legge per imbavagliare l’informazione, ma noi giornalisti spesso ci siamo fatti scudo con l’articolo 21, usandolo a nostro uso e consumo. Il carcere c’è sempre stato; questa legge fatta per Sallusti, salvava i direttori, ma limitava il carcere a un anno”.
 Il secondo incontro – Antimafia al nord: facciamo rete –  si è tenuto ieri, 28 novembre, in sala Armi (alla facoltà di Giurisprudenza di Bologna). La conferenza ha dato spazio a 8 realtà impegnate nella lotta alle Mafie (associazioni e piccole redazioni indipendenti) di raccontare la loro esperienza sul campo. Sono intervenuti: Giacomo Di Girolamo; Alessandro Gallo impegnato nelle scuole col progetto Vi raccontiamo le mafie; Patrick Wild del Gruppo antimafia Pio La Torre; Sara Manisera di Stampoantimafioso; Gaetano Alessi (direttore di Ad Est e coordinatore dei dossier sulle mafie in Emilia Romagna); Massimo Manzoli del Gruppo dello zuccherificio; Silvia Rigo della Rete NoName; Francesca Mastracci dell’associazione Sui Generis. A termine dell’incontro è stato proiettato il documentario Global Mafia realizzato da Stampoantimafioso e Susp, con la regia di Dario Parazzoli.

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