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Comunicare la Calabria, fra mafie e censure

A cura di Libera il . Calabria

Continua anche quest’anno la rassegna “Per una scandalosa normalità” promossa dal Coordinamento di Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie di Cosenza in collaborazione con Ossidiana, Osservatorio sui processi culturali e della vita quotidiana dell’Università della Calabria e il Centro RAT, Teatro dell’Acquario. La prima edizione, strutturata in venti appuntamenti, ha visto protagonisti autori e autrici, registi teatrali, poeti, testimoni della nostra terra che si sono riconosciuti nell’idea della scandalosa normalità calabrese. Alla base della proposta, la convinzione che il cambiamento passi attraverso la dimensione artistica e culturale, attraverso l’approfondimento tematico, la formazione e l’informazione, perché solo la consapevolezza può avviare meccanismi di trasformazione del contesto in cui viviamo. L’arte e la cultura hanno il potere di mostrare la bellezza e la forza liberatorie delle menti che non lasciano spazio a poteri clientelari, mafiosi, massonici che, in tanti modi, tentano di infiltrarsi nella vita di ognuno. “Per una scandalosa normalità. Pensieri e parole per una Calabria (e un Paese) normale” continua anche quest’anno. Il primo appuntamento, dal titolo “Comunicare la Calabria tra mafie e altre censure”, si terrà presso il Bistrot del Teatro dell’Acquario, mercoledì 28 dicembre alle ore 19.00. 
 
Porteranno le loro testimonianze tre giornalisti e scrittori calabresi: Manuela Iatì, Francesca Viscone e Arcangelo Badolati. A moderare sarà Giap Parini, docente Unical.
 
Il tema riflette quella che Luigi Ciotti ha definito “l’emergenza di civiltà” nell’essere giornalisti in Italia in questo particolare momento storico. Comunicare la Calabria è, ancora di più in questa fase, una necessità forte e non si può prescindere da una riflessione sulla funzione educativa, formativa e informativa della stampa. L’incontro sarà, infatti, l’occasione per riflettere sugli ostacoli strutturali, istituzionali e sociali da affrontare con chi nella vita ha scelto di comunicare in modo “diverso” la ‘ndrangheta e l’antimafia nel mondo della ricerca e del giornalismo televisivo, nella carta stampata e nella produzione letteraria. Libera Cosenza vuole così ribadire che, come ha dichiarato Luigi Ciotti, “non è possibile che le notizie siano diventate merce da vendere, che siano scomparsi i fatti, i problemi delle persone, le loro storie. Bisogna tornare a raccontarle e farlo in profondità, con continuità” e che, se necessario, bisogna trovare altri modi e altri tempi per una responsabile costruzione di una società civile calabrese.

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