Usura, aumenta il debito degli italiani ma diminuiscono le denunce
Più di 600mila persone indebitate a causa dell’usura in Italia. E nella maggior parte dei casi si tratta di usura di mafie, gestita dai clan, anche nelle regioni del centro – nord. Il fenomeno dell’usura nella crisi sta mostrando una evoluzione preoccupante aggravata dalle difficoltà economiche di imprese e famiglie. E sempre più – come denunciato recentemente da Libera in un dossier sull’usura – a praticarla sono i boss. Oggi a Roma una giornata promossa dalla Confesercenti, da Sos impresa e dalla Rete per la legalità, cui hanno aderito tante associazioni impegnate in questo percorso, insieme a magistrati, giornalisti e giovani studenti protagonisti del concorso “reporter contro l’usura” per parlare del fenomeno, della legge in vigore, della solitudine in cui vivono le vittime del reato.
«Sono 600mila gli italiani colpiti e affondati dal fenomeno dell’usura, tra essi almeno 200mila i commercianti; ad alto rischio sono almeno 2 milioni di concittadini». Così Marco Venturi di Confesercenti apre il “No usura day” illustrando un dato allarmante che vede calare le denunce, arrivate in pochi anni a sole 230, mentre nel 2004 erano 398 ma aumentare tutti gli altri indicatori di questo reato: dalle telefonate di cittadini che chiedono aiuto, alle operazioni antiusura che portano a sequestri di beni. C’è quindi una scarsa fiducia nelle istituzioni e molta paura che porta all’omertà. Il risultato è che il reato si diffonde a macchia d’olio ma rischia di diventare invisibile, “sommerso” se i cittadini che scelgono di denunciare sono sempre meno. A parlarne durante la tavola rotonda al “No usura day” Marcello Cozzi, vicepresidente di Libera e presidente della Fondazione antiusura nazionale “Interesse Uomo”, Anna Canepa, Vice presidente Anm, Luigi De Sena, Vice presidente commissione parlamentare Antimafia, Luigi De Ficchy, procuratore della Repubblica di Tivoli, Lorenzo Diana, coordinatore Rete della legalità. «Nell’anno che si chiude abbiamo avuto 3.500 richieste di aiuto – afferma Lino Busà, presidente di Sos impresa – ma paradossalmente le denunce continuano a diminuire, rendendo il reato del tutto invisibile. Secondo i dati della Dia sono stati solo 230 nel 2011, un risultato che porterebbe a dire che l’usura non esiste. Eppure l’enorme quantità di denaro sequestrato agli usurai, in continuo aumento, conferma che si tratta di un fenomeno vasto e pervasivo».
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Un problema culturale e sociale. «Solo alcune settimane fa – dichiara il vicepresidente di Libera, Marcello Cozzi, presidente della Fondazione antiusura “Interesse Uomo” – abbiamo presentato un rapporto che fotografa l’usura di mafia nel nostro Paese negli ultimi due anni. Sono circa 50-60 clan quelli coinvolti in questo prestito a tassi usurai che consente alle mafie in un solo colpo di controllare il territorio, riciclare denaro sporco e incassare soldi a basso rischio». Nel suo intervento Cozzi sottolinea il grande lavoro fatto in questi diciotto anni di Legge antiusura in Italia, i percorsi territoriali e quelli degli sportelli antiusura che hanno accompagnato persone, vittime di questo reato, a denunciare e a ricominciare. «Non siamo all’anno zero – commenta» e nel suo intervento conclusivo il vice presidente di Libera non punta solo il dito sulle criticità che la legge presenta ma prova a ragionare in una dimensione globale sulla crisi economica, le difficoltà di accesso al credito, le mafie e i loro capitali sporchi. «Un sistema fragile davanti al quale la politica deve trovare il coraggio di agire».
Mafie e usura, un binomio in crescita. Le mafie hanno scelto soprattutto in questa delicata fase economica di utilizzare l’usura come strumento di penetrazione di tessuti socioeconomici «non a tradizionale presenza mafiosa – spiega il magistrato Anna Canepa – ed è ancora più complesso rintracciare un fenomeno sommerso come quello dell’usura in un territorio, come quello del Centro – Nord, in cui ancora non si riesce a denunciare con chiarezza la presenza dei boss». «Nel Lazio più di un commerciante su tre è vittima di usura e i dati pubblicati da Confesercenti sono la riprova con sconfortante evidenza l’abbandono dei cittadini da parte delle istituzioni – ha detto il consigliere regionale del Lazio, Francesco Pasquali – Roma, anche sul fenomeno dell’usura, ha ceduto al crimine e il Lazio è la regione che soffre di più, con il maggior numero di commercianti “strozzati” e Roma si conferma capitale di questo crimine. La legge nazionale che doveva contrastare il fenomeno è stata un fallimento». Un quadro confermato dalle parole di Luigi De Ficchy, attualmente procuratore a Tivoli ma fra i primi a denunciare la penetrazione criminale delle mafie nel Lazio. Anche al “No usura day” De Ficchy lancia l’allarme sul radicamento delle mafie nella regione, sui loro affari criminali e sul consenso che attraverso reati come l’usura riescono a intercettare sul territorio. Un fenomeno, quello dell’usura – come ribadiscono nei loro interventi Luigi De Sena, commissione antimafia, e Lorenzo Diana, presidente Rete per la Legalità – che non può essere risolto solo sotto l’aspetto investigativo – repressivo o quello legislativo ma che è soprattutto, come ricordava Cozzi, un problema di natura culturale e sociale. E’ sotto questo aspetto, dunque, che bisogna agire e prevenire.
C’è una legge da migliorare, infine, come sottolineato durante la giornata del “No usura day” ma c’è soprattutto una presa di coscienza collettiva del fenomeno da rafforzare. Un isolamento delle vittime da rompere, trovando il modo di stare accanto a chi è nelle mani degli usurai e non vede via d’uscita. Un lavoro intenso di prevenzione, a partire dai giovani, e che arrivi alle famiglie, ai commercianti, ai piccoli imprenditori.
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