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Processo Minotauro: la ‘ndrangheta, tra Torino e la Calabria

Di Davide Pecorelli il . Calabria, Piemonte

Nove ore  per ricostruire nel dettaglio la struttura della ‘ndrangheta tra Torino e provincia. Un racconto accurato, con riferimenti puntuali alle migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali che negli anni gli inquirenti hanno ascoltato per individuare il gruppo criminale operante all’ombra delle Mole. Seduto di fronte alla Corte, che dovrà giudicare la cellula della ‘ndrangheta a Torino, si è seduto, ieri, il maresciallo Luigi Salerno, uomo cardine delle indagini Minotauro. Il suo racconto parte da lontano, dalla decisione di Rocco Varacalli di collaborare con la giustizia. Fatto, questo, che ha dato un impulso importante alle indagini che poi si sono consolidate cercando prove che confermassero le parole dell’ex ‘ndranghetista, uomo della cellula di Natile di Careri a Torino. Il quadro investigativo ricostruisce la struttura della ‘ndrangheta: le nove locali, la “Bastarda”, i rapporti con la Calabria, gli affari in Piemonte.
 
Interrogato dal Pm Roberto Sparagna, per la pubblica accusa, il maresciallo ha parlato del funzionamento delle cellule torinesi. Molto interessante la ricostruzione fatta sul rapporto esistente tra le locali distaccate al Nord e quelle calabresi. Il locale distaccato mantiene, infatti, una piena autonomia di azione, ma deve rispondere, per le decisione più importanti, alla ‘ndrine d’origine. I cambi al vertice, come la nomina di un “capo locale”, per esempio, non possono essere decisi al Nord, ma concordati con la struttura di comando con sede in Calabria. Anche sul finanziamento delle strutture esiste un rapporto consolidato tra settentrione e meridione. Grazie ad un’intercettazione ambientale, infatti, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire – anche se non sono riusciti a risalire al denaro – alla cessione di denaro delle locali di Torino, in favore di quelle calabresi. Altro elemento distintivo dell’organizzazione criminale è rappresentato dal mantenimento dei detenuti in carcere e delle loro famiglie. Come se fosse un “rischio” del mestiere la holding del crimine deve badare agli incidenti di percorso, evitando così la collaborazione con la giustizia.
 
Tutto elementi che hanno portato Salerno a dipingere la struttura della ‘ndrangheta scoperchiata con l’operazione Minotauro. La prossima udienza, in calendario venerdì, a raccontare l’organizzazione criminale sarà un uomo che ne ha fatto parte per anni: Rocco Varacalli, il più importante collaboratore di giustizia per il Piemonte.

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