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I “corvi” del Viminale

Di Piero Innocenti il . L'analisi

Premetto subito che il prefetto Izzo, ex Vice Capo della Polizia Vicario, non ha certamente bisogno della mia difesa d’ufficio, né penso di dover fare l’avvocato per un ex collega ( e amico) costretto alle dimissioni, alcuni giorni fa, dopo una denuncia anonima. Sul punto ho già fatto alcune sintetiche riflessioni pubbliche che ipotizzano una trama per decapitare i vertici della Polizia di Stato, quindi rivolta anche contro il Capo, prefetto Manganelli, in quanto provenienti dai ranghi della polizia e, quindi non graditi – da tempo- dai funzionari prefettizi, di estrazione burocratica/ amministrativa. Qualche ulteriore riflessione va fatta, oggi, dopo che Izzo ha presentato, pochi giorni fa, la sua dettagliata relazione alla Procura della Repubblica di Roma per chiarire i punti messi in discussione nell’anonimo, a partire dai tempi, cinque anni fa, in cui era direttore della logistica al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Torniamo sull’argomento anche perché continua, con straordinario impeto, l’attacco al Capo della Polizia (stipendio altissimo e casa in affitto a prezzi agevolati) e al nuovo Vice Marangoni, “colpevole” di aver raccomandato un suo collaboratore funzionario, in passato condannato per un’autorizzazione al porto d’armi rilasciata all’ autore di un gravissimo fatto criminale. Si tratta di particolari e fatti già noti da anni e l’avervi focalizzato l’attenzione solo oggi  suscita, quantomeno, qualche sospetto di strumentalizzazione e di manovre torbide, per gettare discredito su persone che occupano posti importanti nel sistema della sicurezza pubblica. Non è, d’altronde, fortemente sospetta la fuga di notizie sull’inchiesta della Procura di Napoli avviata tre anni fa e che si “risveglia” in concomitanza con l’apparizione del “corvo” romano?
Perché, dunque, un anonimo può costringere un funzionario di alto rango come Izzo, con un curriculum professionale straordinario, alle dimissioni? La risposta è nella lettera di commiato che il 15 novembre u.s. Izzo ha inviato ai colleghi e ai vertici ministeriali. Una rinuncia che “..non ha nulla di particolarmente esaltante..” ma che il Prefetto “ reputa necessaria per consolidare l’istituzione e serve a rendere sempre più trasparente quel palazzo in cui, ahimè, pericolosamente per chi resta, ormai svolazzano corvi vittoriosi”. Dunque, sono le “infamie di un corvo” che hanno alimentato quella che Izzo definisce ( e come non dargli ragione!) “..una campagna di stampa che scolorisce il rilievo per la cattura dei peggiori criminali e certamente destinata ad altri e più ignobili fini..”. Ci sono, dunque, personaggi (“i corvi nemici”), che hanno approfittato, ora, per attaccare Izzo, dopo tanti anni in cui pure aveva assunto “responsabilità” maggiori di quelle che poteva “reggere”- come dice lui stesso- nella missiva di saluto. Io non so se siano stati commessi (gravi) errori nella sua recente carriera ministeriale. Se ciò è avvenuto probabilmente è attribuibile al taglio “manageriale” che può essere stato adottato per accelerare pratiche e procedure in un contesto di una vecchia e incrostata burocrazia sempre pigra nell’affrontare ( lo dico per esperienza diretta) e risolvere le molteplici esigenze operative delle centinaia di uffici e reparti periferici della Polizia. “Colpe”, se ce ne sono state ( il ministro dell’Interno Cancellieri faccia conoscere all’opinione pubblica gli esiti dell’inchiesta amministrativa, se è terminata), magari per evitare (o attenuare) le pessime figure di un’amministrazione colposamente morosa nei pagamenti degli affitti di caserme e immobili privati, nelle forniture di materiali ed equipaggiamenti, nelle manutenzioni dei veicoli, nei pagamenti delle bollette telefoniche o delle pulizie.
Certo è che Izzo, nella sua lettera, tra l’altro, afferma chiaramente di non “ aver mai nominato, né dato indicazioni per la nomina di una commissione per redigere un capitolato, svolgere o aggiudicare una gara, effettuare un collaudo..”. Ed ancora ribatte “..nessuno che possa dire di aver mai avuto da me pressioni, una richiesta di favorire qualcuno per qualcosa”. Izzo non poteva (e lo conosco dal lontano 1967), anche per una robusta educazione a principi e valori etici ricevuta in quattro anni di Accademia, mantenere quella carica per la quale si deve godere “di una fiducia incondizionata”. Le sue dimissioni gli fanno onore, in un paese in cui, in ben altre sgradevoli e infamanti situazioni, personaggi pubblici, anche di “alto rango”, talvolta “pregiudicati”, hanno mantenuto incarichi e continuato a svolgere funzioni importanti. I “corvi”, almeno per ora, stanno cantando vittoria. Ma potrebbe non essere sempre così.

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