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Operazione Saggezza, le mani della ‘ndrangheta sugli appalti

Di Lucio Musolino* il . Calabria, Lombardia

 ‘Ndrangheta, politica, chiesa e massoneria. Per funzionare le cose i “quattro fronti” «dovevano convivere e dovevano tollerarsi». Un concetto chiaro che è emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate nell’ambito dell’inchiesta “Saggezza”. L’operazione dei carabinieri, infatti, dà uno spaccato di carattere sociologico riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Adriana Trapani su richiesta del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo. «Il mafioso – scrive il giudice per le indagini preliminari riassumendo il pensiero di Nicola Romano, capo consigliere della “Corona” – manteneva pacifici rapporti con il maresciallo e con il sindaco, in quanto tutti erano deputati a curare uno o più aspetti della società, col fine comune di gestire la vita pacifica del territorio. Crollate queste basi fondamentali, sempre a detta di Romano, non vi erano prospettive rosee per il futuro. «Attraverso le parole di Vincenzo Melia e Nicola Romano – è scritto sempre nell’ordinanza di custodia cautelare – era stato possibile apprendere dell’esistenza di un gruppo “di riferimento”, a cui la “Sacra Corona” ed i suoi componenti dovevano essere formalmente presentati, composto da una serie di individui legati da un unico comune denominatore, cioè l’appartenenza alla massoneria. La massoneria era vista dagli indagati come un trampolino di lancio, il modo più semplice ed ovvio per entrare in contatto con i vertici della società italiana, con il subdolo scopo di ottenerne vantaggi economici e personali, facilitare le loro condotte illecite ed accrescere il dominio sul territorio». 
Una delle caratteristiche della “Corona”, infatti, è «la sua capacità di entrare in contatto con ambienti istituzionali. Vincenzo Melia era quindi un individuo che vantava una “carriera criminale” di non poco conto e che non poteva non occupare un posto di rilievo nell’organigramma mafioso del territorio di origine, ed a cui era pertanto stata assegnata la “responsabilità” di dirigere la “Sacra Corona”, un’entità superiore ai locali e collegata a quello che si potrebbe individuare come il “terzo livello”, cioè con gli ambienti della massoneria e della politica».

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