NEWS

Morire di camorra

Di Dario Caputo il . Campania

Pasquale Romano, aveva trent’anni, era un ragazzo come tanti. Un onesto lavoratore, pieno di vita, di gioia e di amore per la sua Rosanna, la ragazza che doveva sposare. Da poco aveva ottenuto un contratto a tempo indeterminato a lavoro e voleva costruirsi una famiglia. Lavorava insieme al cognato presso la “Prysmian” a Pozzuoli e aveva una grande passione; il calcetto. Quella sera di metà ottobre, dopo essere passato a salutare la sua Rosanna, stava raggiungendo i suoi amici proprio per una partita di calcetto ma, purtroppo, la  camorra ha colpito proprio lì, sotto casa della fidanzata. Rosanna ha sentito i colpi e, scesa di corsa sotto casa, ha visto il suo Pasquale a terra, senza vita. Ucciso per uno scambio di persona. Sono più di 600 gli omicidi di camorra nella sola provincia di Caserta e tra questi molte vittime sono innocenti; la fascia d’età più colpita è quella tra i trenta e i quarantacinque anni. La “Fondazione Pol.i.s. – Politiche Integrate di Sicurezza per le vittime innocenti di criminalità e i beni confiscati” ha stilato un elenco di tutti questi nomi di innocenti caduti sotto i colpi della criminalità. Questo non è solo una lista di nomi ma è soprattutto un elenco di storie che non devono essere dimenticate.  Abbiamo parlato di questo percorso di memoria e impegno con l’Associazione Pol.i.s.
Perché nasce Pol.i.s?
La Fondazione Pol.i.s. è lo strumento operativo della Regione Campania per dare risposte concrete a due vere e proprie emergenze sociali: il sostegno ai familiari delle vittime innocenti della criminalità e l’aiuto alla gestione dei beni confiscati alla camorra. La Campania è infatti la prima regione italiana per numero di vittime innocenti (circa 300 casi tra vittime già accertate e casi in fase di studio) e la seconda dietro alla sola Sicilia per numero di beni confiscati (1874, con un’incidenza sul totale nazionale del 15%). Numeri così significativi hanno indotto la Regione a dotarsi appunto di uno strumento operativo e ad affidarne la gestione proprio ai familiari delle vittime. Presidente è infatti Paolo Siani, fratello del cronista Giancarlo ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Fanno inoltre parte del Consiglio di Amministrazione Lorenzo Clemente – che presiede il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità -, don Tonino Palmese e Geppino Fiorenza, i due referenti regionali dell’associazione Libera, da anni importantissimo riferimento sul versante della legalità e promotrice della raccolta di firme che ha portato alla legge 109 del 1996, grazie alla quale i beni confiscati alle mafie possono essere riutilizzati a fini sociali.
Cosa vuol dire veramente lottare contro la camorra dal vostro punto di 
vista?

Lottare contro la camorra per noi vuol dire innanzitutto stare dalla parte delle vittime e di associazioni e cooperative che danno nuova vita ai patrimoni sottratti ai clan. Lottare contro la camorra significa svolgere un lavoro quotidiano e silenzioso di presa in carico dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, di sostegno psicologico e legale, ma soprattutto umano. Lottare contro la camorra significa non far cadere nell’oblio i nomi delle vittime, perché la memoria è fucina di impegno sociale. Lottare contro la camorra significa valorizzare il prezioso lavoro di associazioni e cooperative che gestiscono ville, appartamenti e terreni confiscati ai clan, individuando assieme le migliori modalità di riutilizzo di questi beni. Lottare contro la camorra significa andare nelle scuole e nelle carceri minorili a mostrare che esiste un’alternativa reale alla sottocultura camorristica, alternativa che non può prescindere dall’aiuto alle vittime innocenti di criminalità e dal riuso dei beni confiscati, le due espressioni più alte dell’antimafia sociale.
Sentite lo Stato vicino? Cosa potrebbe fare di più?

Siamo costantemente in contatto con il Ministero dell’Interno, con le Prefetture e le Questure, la Magistratura e le Forze dell’Ordine svolgono un lavoro straordinario ma non basta. Troppe sono le criticità in materia di aiuto alle vittime. Ecco le più spinose. In media occorrono 5 anni di tempo tra la domanda di riconoscimento dello status di vittima innocente della criminalità e il conseguimento di questo stesso status, un’eternità. E’ necessario inoltre accertare i requisiti soggettivi della vittima, dei suoi familiari e degli affini fino al quarto grado di parentela. In pratica, se una persona della cerchia familiare fino al quarto grado, che a volte neanche si conosce, ha avuto a che fare con organizzazioni criminali ovvero è stata implicata in episodi criminali di qualsiasi natura, non è possibile ottenere il riconoscimento dello status di vittima innocente. E ancora, la legge prevede per le amministrazioni pubbliche delle percentuali obbligatorie di assunzione per chiamata diretta dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, normativa questa quasi completamente disapplicata. E poi c’è l’aspetto più grave: al momento l’ordinamento giuridico non riconosce alcuna forma di tutela per le vittime della cosiddetta “criminalità comune”, distinguendo quindi tra vittime di serie A e vittime di serie B. Abbiamo sollecitato il Ministero dell’Interno presentando una bozza di proposta di legge che superi questa pericolosa distinzione e siamo costantemente in contatto con le Prefetture per dare risposte concrete ai familiari delle vittime. Un’ultima osservazione sulle vittime: è stato ridotto di 10 milioni (da 12 a 2 milioni) il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, istituito con la Legge 512 del 1999. Sul versante dei beni confiscati le maggiori criticità da risolvere riguardano le ipoteche bancarie e i tempi troppo lunghi tra la fase di sequestro e quella della confisca definitiva. Urge snellire i tempi e intervenire con l’abolizione delle ipoteche.
Pensando ad un futuro non troppo lontano, come vedete Napoli e la Campania fra un po’ di anni?

Siamo convinti che tante cose siano già cambiate in meglio, ma ovviamente non basta. Abbiamo scelto le scuole come nostro interlocutore privilegiato perché crediamo nei giovani, nel loro entusiasmo, nella loro voglia di riscattare queste terre. Per sconfiggere la camorra non bastano gli arresti, è fondamentale che i clan non facciano presa sui giovani, bisogna impedire alle organizzazioni criminali di rigenerarsi. Per questo, l’attività di prevenzione culturale che svolgiamo nelle scuole è indispensabile e ci rende fiduciosi per il futuro. La stragrande maggioranza dei giovani di oggi è dalla nostra parte, Napoli e la Campania cambieranno in meglio. Dobbiamo crederci a partire dall’impegno che dimostrano i familiari delle vittime. Avevano tutto il diritto di andarsene da questa città e invece hanno saputo trasformare il loro immenso dolore in impegno quotidiano a difesa della legalità. Se loro, così duramente colpiti, vogliono continuare a lottare, noi tutti abbiamo il dovere di star loro vicini e credere in un’alternativa al crimine e nutrire la speranza di un futuro diverso.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link