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Ddl sulla diffamazione, Senato dice “si” a carcere per i giornalisti

Di redazione il . Lazio

Sì al carcere per i giornalisti che diffamano. L’Aula di Palazzo Madama approva con voto segreto l’emendamento della Lega (appoggiato anche dall’Api) che prevede il carcere fino a un anno (in alternativa a multe da 5mila a 50mila euro) per chi diffama a mezzo stampa con l’attribuzione di un fatto preciso, cioè “il caso più grave” precisa il leghista Sandro Mazzatorta firmatario della norma.
I sì alla norma sono stati 131, i no 94 e 20 gli astenuti. 
Dura e immediata la reazione del sindacato dei giornalisti “malpancisti forcaioli, dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa votando per la reintroduzione del carcere per i giornalisti, che veniva  cancellato da una proposta di riforma dell’attuale normativa. La legge in discussione sulla modifica delle norme per i reati a mezzo stampa, a questo punto, non ha più alcun senso:  è peggiorativa rispetto alla precedente ed è in totale contrasto con la giurisprudenza europea”.   “E’ inoltre incoerente con quanto votato nella stessa seduta dal Senato, quando era stato accolto un emendamento del Senatore Vita che precisava valore e portata della rettifica – continua la Fnsi-  Questo progetto di legge, è del tutto evidente, così non può più andare avanti. Il Presidente del Senato Schifani ha fatto bene a sospenderne l’esame per una riflessione, ma l’unica soluzione possibile è affossarlo definitivamente. In caso contrario – è certo – ci penserà la pubblica opinione. E i giornalisti saranno con essa in campo con ogni azione possibile, la più nitida e ferma. C’è la pausa di riflessione del Senato, ma già domani, con la Conferenza dei Cdr convocata a Fiuggi, ogni ulteriore azione anche di categoria sarà possibile. Stupisce che i 131 parlamentari, nascosti dietro il voto segreto, non riescano a comprendere  che la loro voglia di punire la stampa con il pugno di ferro diventerà la loro ossessione e la loro punizione. La libera informazione, in democrazia, non è mai un nemico da abbattere.”

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