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Ddl sulla diffamazione, Natale (Fnsi): “Torna il rischio bavaglio”

Di redazione il . Progetti e iniziative

Da anni raccontiamo sempre la stessa storia. Si chiede di migliorare la legge sulla stampa, rafforzando il diritto di essere informati e quello di informare e il risultato è una corsa “al bavaglio” sulla stampa. Il percorso tortuoso che sta affrontando il  disegno di legge sulla Diffamazione, licenziato il 24 ottobre 2012 dalla Commissione Giustizia del Senato e approdato il giorno seguente alla Camera,  ne è ancora la prova. Nato, fra l’altro, per chiedere l’abolizione del carcere come pena per i reati a mezzo stampa (una richiesta che da anni fanno anche le istituzioni internazionali) sta diventando il cavallo di troia dentro il quale inserire nuove norme a danno di chi fa informazione e di chi la finanzia: giornalisti ed editori. Il Ddl attualmente prevede da 5 mila a 100 mila euro di multa in caso di diffamazione a mezzo stampa.
 “Ci ritroviamo con un testo sul quale sono state caricate impostazioni vendicative nei confronti dell’informazione più incisiva. La sanzione di 100 mila euro come massimo è una cosa che per la vita ordinaria dei giornali è molto più pericolosa che non il rischio straordinario del carcere – dichiara il presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale ieri intervistato durante la manifestazione al Pantheon, indetta dal sindacato, dall’Ordine dei giornalisti e una vasta rete di associazioni impegnate su questo tema – l’effetto complessivo sarà un nuovo grande bavaglio”. 
“Il testo di legge in esame – dichiara dal palco della manifestazione, il presidente di Libera Informazione, Santo Della Volpe, manca fra le altre cose di quelle norme urgenti e necessarie che abbiamo chiesto più volte al Parlamento e posto all’attenzione della ministro Severino, nell’ultimo convegno sul ddl diffamazione a Roma, e che riguardano le cosiddette querele temerarie. Si tratta di querele – continua Della Volpe – strumentali, usate spesso per intimidire più che chiedere un risarcimento di eventuali danni d’immagine o alla persona coinvolta nei fatti raccontati. Siamo impegnati da alcuni anni su questo versante e chiediamo che vengano  approvati gli emendamenti contro questo tipo di querele”. (Clicca qui per leggere informazioni sullo sportello antiquerele temerarie, sulle proposte per migliorare la legge)
“Massimo rispetto per le decisioni che assumerà il Senato ma se il testo dovesse restare quello noto promuoveremo da subito una grande campagna in tutte le sedi nazionali ed internazionali per bloccarlo”. Così il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti ha commentato l’iter del Ddl diffamazione. “Siamo contro il carcere per i cronisti ma anche contro ogni forma di bavaglio ai danni dei giornalisti e dell’articolo 21 della Costituzione. Non vorremmo che si dimentichi che l’Italia occupa uno degli ultimi posti delle graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione. Così facendo l’Italia sarebbe destinata a un’ulteriore retrocessione”. “Se le cose non dovessero cambiare – conclude Giulietti – chiederemo l’immediata convocazione del Comitato per la libertà di informazione per verificare iniziative varie fino alla proposta di una grande manifestazione nazionale contro ogni bavaglio”.
In piazza anche la rete di giornaliste di “Giulia” che ha ribadito la posizione già espressa nei giorni dell’intenso dibattito sul cosiddetto “caso Sallusti” (clicca qui per scaricare la sentenza di condanna per il giornalista). “Le giornaliste di GIULIA rivendicano il diritto a informare senza ricatti e minacce. E quella di salatissime sanzioni pecuniarie, in caso di diffamazione a mezzo stampa, è una mannaia per intimidire chi fa informazione con la schiena dritta. Non vogliamo l’editore in redazione che decida cosa si può o non si può scrivere..Non vogliamo che le giornaliste e i giornalisti freelance siano doppiamente colpiti con richieste di risarcimento danni per loro insostenibili. (Comunicato integrale) 
Il servizio del Fatto Quotidiano TV

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