L’ombra dei clan nel business delle partite truccate
“Scommesse clandestine e partite truccate: i rimedi contro questo cancro dello sport”- questo il titolo del convegno organizzato dall’Associazione Internazionale della Stampa Sportiva e dalla Gazzetta dello Sport a Milano nella funzionale sala “Dino Buzzati”. Chiamati a raccolta i principali teorici internazionali del match fixing, il gergo internazionale che sottintende le partite truccate, un fenomeno globalizzato che ormai trascende i confini del calcio visto che in Francia ha riguardato una combine nella pallamano. Il workshop è stata l’attualizzazione di una precedente chiamata che, con l’intervento dello stesso presidente del Cio Rogge, aveva portato a raccolta nel gennaio del 2012 a Losanna esperti provenienti da 60 paesi, la gran parte dei quali riuniti sotto le insegne dell’European Lotteries Association, la super-organizzazione continentale. Il terreno dello sport è minato. E il fenomeno delle partite truccate imita quello del doping. I contravventori criminali sono sempre più avanti dei poliziotti, grazie allo strumento on line di internet che permette di spostare centinaia di migliaia di euro di scommesse con un semplice clic. E le legislazioni dei vari paesi cozzano e ostacolano una messa a regime di controllo unitario perché alcune nazioni sono monopoliste, altre operano in regime di concessione e dunque l’omogeneità di risposte è negata per definizione. I flussi illegali sono dunque di difficile tracciabilità. La realtà del calcio italiano, stordito da scandali che si susseguono in un drammatico fil rouge, svelano l’impotenza delle istituzioni costrette a rincorrere le inchieste giudiziarie, consentite dall’indispensabile strumento delle intercettazioni. Lo strumento comune di controllo è ancora pura utopia nonostante volenterose dichiarazioni di principio. “Solo il cartello della droga- è stato osservato- Ha una globalizzazione così vasta e indiscriminata. E’ evidente l’urgenza di inchiesta transnazionali”.
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