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Le mafie dietro “l’industria” della contraffazione

Di redazione il . Progetti e iniziative

Per anni nel mirino c’era il cosiddetto “mercato del lusso” oggi tutto il resto: dai giocattoli, al cibo, all’abbigliamento ma soprattutto la salute dei consumatori. A mettere a rischio economia e sicurezza il reato della contraffazione, un business che impoverisce tutta l’economia legale, in particolare quella delle medie – piccole imprese che sono il cuore del nostro sistema imprenditoriale. Il rapporto del Censis, presentato stamani alla Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini a Roma fotografano un reato che  in Italia genera un giro di affari di 6, 9 miliardi di euro, sottrae al fisco 1, 7 miliardi e secondo i ricercatori del Censis priva il mercato di 110 mila unità potenziali di lavoro a tempo pieno. L’impatto della contraffazione sull’economia legale, afferma lo studio, è pesantissimo e parla  di un mercato illegale che colpisce  settori come  l’abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro).  Se i prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con  5,5 miliardi di euro di valore aggiunto che  genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro.
Contraffazione, i clan l’hanno fatta diventare “un’ industria”
Fatti fuori i luoghi comuni che la relegavano a affare di pochi, i numeri presentati dal Censis segnalano una crescita di illegalità e di capacità “imprenditoriale” delle mafie che gestiscono la contraffazione. Lo spiega, fra gli altri  Bruno Buratti – Comandante Terzo Reparto Operazioni Comando Generale Guardia di Finanza  – “da quando i clan sono entrati nel settore l’hanno cambiato radicalmente”. “Se prima si ragionava in termini di produzione artigianale del prodotto contraffatto, adesso si siamo di fronte ad una vera e propria industria del falso”. Un dato sottolineato durante la mattinata anche nell’intervento del presidente di Sos impresa, Lino Busà, che ha lanciato in particolare l’allarme sulla presenza della camorra nella filiera della contraffazione, puntando il dito sulla distribuzione e sulla commistione con affari come usura e narcotraffico. Come sempre gli affari illeciti viaggiano tutti sugli stessi canali, sulle stesse rotte.  “Come si muovo le merci nel nostro paese e come avvengono i pagamenti? – spiega ancora il comandante della Guardia di Finanza, Buratti –  spesso proprio attraverso agenzie come i Money transfert, che aggirando la legge riescono a far spedire i soldi, il fatturato, in tutto il mondo. Non a caso dal 2009 sono diventati 6500 unità in più sul territorio, superando in numeri e capillarità, gli sportelli dell’agenzia più radicata sul territorio: quella degli uffici postali”. Come arrivano le merci contraffatte? A spiegarlo durante il dibattito il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Giuseppe Peleggi, che fa notare come al controllo sempre più pressante delle nostre attività portuali corrisponda spesso un indebolimento nei controlli dei porti all’estero. Questo favorisce una via di ingresso conveniente (cresce il fatturato di quelle aree portuali) per chi fa transitare le merci e per chi gestisce la contraffazione, di questi prodotti in Europa. La risposta al problema, sottolinea Peleggi, non può essere solo nazionale ma deve diventare sempre più internazionale e coordinata. 

Il 2009 e la legge spartiacque (da applicare meglio)

Se è vero che il reato –  ha affermato durante la presentazione del rapporto, la presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, Daniela Mainini – “è il problema, e non un problema, siamo di fronte ad una vera e propria emergenza nazionale da non sottovalutare ma è vero anche che la lotta alla contraffazione non è all’anno zero”. Anzi. La data spartiacque è il 2009, la cosiddetta “Legge Sviluppo” che ha messo insieme importanti direttive per rafforzare il Made in Italy e riformulato articoli del Codice penale, tra le altre cose ha inasprito le sanzioni e previsto la confisca dei beni, introdotto l’aggravante mafiosa, introdotto altri reati correlati. Dal dicembre scorso, inoltre, è nato al Ministero dello Sviluppo un Consiglio Nazionale Anticontraffazione che ha proprio la funzione di coordinare le tantissime attività di contrasto che spesso vengono fatte in autonomia e senza una sinergia centrale. Il 19 novembre prossimo, fa sapere proprio la presidente del CNAC si terranno a Milano “Gli stati generali anticontraffazione” per fare il punto dell’attività svolta e degli strumenti necessari per contrastarla sempre meglio. 
La contraffazione mette a rischio la salute dei cittadini 

L’elenco i rischi per la salute dei cittadini, derivante dalla contraffazione dei beni di largo consumo, e’ lunghissimo. E poco noto. La risposta a questo reato, lo sottolineano i tanti intervenuti al dibattito di oggi, non può essere solo sotto il profilo normativo e penale. Serve cambiare anche l’ atteggiamento culturale verso questo reato – sottolineano Andrea Calistri, del consorzio Centopercento italiano e Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento dei consumatori. Anche i cittadini hanno una parte di responsabilità e soprattutto devono esse informato, sapere quali. Sono i rischi due corrono e quanto questo fenomeno li riguardi da vicino. Giocattoli con grandi quantità di sostanze nocive, scarpe cancerogene e molto altro. Serve cambiare passo nella comunicazione, sottolinea in particolare Miozzi del movimento consumatori, ” far passare non solo il concetto che comprare merce contraffatta e’ un reato ma anche che e’ qualcosa che danneggia fortemente noi è chi ci sta intorno”. Un doppio danno per il singolo e per il sistema – Paese. 

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